IL CASO
MILANO Quattrocento euro di multa per procurato allarme. E' la condanna

Sabato 14 Luglio 2018
IL CASO
MILANO Quattrocento euro di multa per procurato allarme. E' la condanna emessa nei confronti della rappresentante del movimento no vax, Magda Piacentini, ed è destinata a fare giurisprudenza: è la prima sentenza di questo tipo pronunciata in Italia.
La vicenda comincia lo scorso febbraio, quando a Modena vengono affissi decine di manifesti che recitano: «Non speculate sui bambini, vogliamo la verità sui danni dei vaccini - 21.658 danneggiati nel triennio 2014-2016 secondo i dati Aifa». A commissionare i cartelloni è l'associazione anti vaccini, nell'ambito di una campagna contro la profilassi promossa dai gruppi Riprendiamoci il pianeta-Movimento di resistenza umana e Genitori del No Emilia-Romagna. Ma i dati riportati, e attribuiti all'Agenzia italiana del farmaco, non sono corretti. A segnalarlo è l'Ausl di Modena, che dirama una comunicazione - e successivamente presentato un esposto - per ripristinare la verità. E cioè che quei numeri non si riferiscono ai bambini che hanno subito danni dai vaccini, ma al totale delle segnalazioni sospette. «Si tratta di contenuti ampiamente dimostrati falsi e artefatti, la cui diffusione rappresenta un pericolo per la salute delle nostre comunità», sottolinea l'Ausl.
RETTIFICA TARDIVA
I no vax, a questo punto, ammettono lo svarione con un messaggio in rete, firmato proprio da Magda Piacentini: «Preso atto dell'errore e segnalato pubblicamente, siamo ricorsi subito al riparo; in giornata o comunque a breve, i cartelloni saranno corretti. Lo stiamo facendo con la maggiore tempestività possibile, sapendo bene di non essere esenti da possibilità di errore, con la certezza più assoluta di essere esenti da mistificazione e propaganda». Ma per il gip di Modena Paola Losavio, che ha emesso il verdetto, il reato di procurato allarme era già stato commesso. L'indagine, condotta dal procuratore Lucia Musti e dalla pm Claudia Ferretti, è scattata da un esposto del professor Vittorio Manes e ora è arrivata la condanna, impugnabile, che rappresenta comunque un unicum nel panorama italiano. Sul web c'è già chi la definisce «un punto fermo», «le bufale non sono più gratis». Per il professor Nones è una svolta, «perché un'autorità giudiziaria riconosce che la critica non legittima la falsificazione di dati di realtà, specie quando questo genera allarme nei cittadini condizionando in modo distorto la consapevolezza collettiva su temi delicati quali le vaccinazioni e la loro utilità per la salute pubblica». Come rimarca Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano, «libertà di parola non significa poter gridare c'è una bomba in uno stadio affollato. Finalmente un giudice l'ha spiegato ai cavernicoli che diffondendo pericolose bugie ci mettono in pericolo con la loro ignoranza e il loro egoismo».
C.Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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