IL CASO
CONA (VENEZIA) Il prefetto non avrà fatto uccidere il vitello grasso,

Lunedì 20 Novembre 2017
IL CASO
CONA (VENEZIA) Il prefetto non avrà fatto uccidere il vitello grasso, ma il ritorno del figliol prodigo (anzi, 24 a voler essere precisi) è stato accolto comunque a braccia aperte. Una parte dei 241 migranti in marcia che venerdì avevano lasciato l'ex base missilistica di Conetta, manifestando contro le condizioni di accoglienza all'interno dell'hub veneziano, ha scelto di rifiutare la nuova destinazione e ha chiesto di poter rientrare nella tanto contestata struttura di via Rottanova. Fino a ieri sera, si parlava di 24 rientri, ma le richieste arrivate in prefettura sarebbero già una cinquantina e questa mattina continueranno le operazioni per riportare indietro chi ha chiesto di farlo.
RIBELLI REDENTI
A dare il La alla contromarcia sono stati i richiedenti asilo destinati alla Serena di Treviso. In effetti, passare da una ex base militare a una caserma non è esattamente un salto di qualità decisivo. I trenta migranti destinata all'hub della Marca non sono nemmeno scesi dal pullman: in 24 sono stati distribuiti in altre tre strutture (Ferrhotel, gli appartamenti in zona Stiore e in una casa sulla Noalese), sei, invece, sono tornati a Mira, nel patronato che li aveva ospitati per la notte al termine di quello che di fatto è stato l'ultimo dei quattro giorni di cammino. Da qui, il sestetto, sabato, è stato rispedito a Treviso, ma con destinazioni diverse rispetto alla caserma. Niente da fare, i migranti, per qualche motivo, hanno insistito per tornare a Conetta. Anche qui, però, la procedura non è stata così semplice. Perché, per quanto si sia cercato di usare il metro più blando possibile, ci sono delle procedure standard da rispettare: dopo tre notti passate all'esterno della base senza preavviso, come da protocollo, Ecofficina, la cooperativa che gestisce l'hub, aveva disattivato i badge identificativi dei migranti. Per tornare, quindi, è servita una nuova autorizzazione della prefettura. Formalmente, è come si trattasse di nuovi arrivi. Il prefetto Carlo Boffi sabato sera ha dato il via libera, e i sei migranti hanno potuto tornare al loro dormitorio.
LE RICHIESTE
Caso isolato? No, anzi. Ieri si sono ripresentati ai cancelli della base altri 18 marciatori: alcuni da Treviso, altri da Verona. E la lista non è finita, perché le richieste arrivate alla prefettura sono circa una cinquantina. «I rientri continueranno anche questa mattina - conferma Boffi - il mio vicario sarà a Conetta per organizzare al meglio questi trasferimenti». Ma che cosa è successo? «Qualcuno li ha illusi - dice Boffi - abbiamo sempre sostenuto che quello di Cona non fosse una prigione. Il problema è che fuori di qui paradisi non ce ne sono, la situazione a grandi linee è sempre la stessa». Le aspettative evidentemente erano diverse. Forse speravano di riuscire davvero a ottenere delle case: l'idea quindi di passare da una struttura di accoglienza di massa all'altra deve aver piegato loro le gambe. Anche a Jesolo e a San Michele al Tagliamento si sono registrati alcune proteste analoghe: però, qui, i migranti dopo essersi allontanati per qualche ora, alla fine hanno deciso di accettare la nuova sistemazione. Salvo poi presentare richiesta di rientrare all'ovile.
IPOTESI ESODO
Resta il fatto, però, che i pentiti sono solo una parte degli esuli. Perché per una cinquantina di rientri, rimangono comunque 190 trasferimenti andati a buon fine. La voce si è sparsa, e adesso sono in tanti a spingere per una nuova marcia, anche più numerosa della prima, con l'obiettivo di svuotare completamente la base. Questa mattina a Conetta i migranti dovrebbero riunirsi in assemblea. Un incontro a cui potrebbe partecipare anche il sindacato Usb (Unione sindacati di base) che da giorni sta supportando la protesta dei richiedenti asilo. La questura è già in allerta, anche perché anche sul fronte padovano le acque sembrano in movimento. Gli esiti della marcia della dignità, come è stata ribattezzata la manifestazione dei migranti, è arrivata anche a Bagnoli, dove si trova l'altro grande hub veneto. Qui i numeri sono decisamente inferiori rispetto a Cona e anche in confronto alla situazione di qualche mese fa: gli ospiti sono passati da 900 a 420 (anche la settimana scorsa ne sono stati trasferiti altrove altri 50). L'idea di una grande marcia collettiva, in un esodo di massa alla ricerca di lidi migliori, però, comincia a stuzzicare qualcuno e a preoccupare qualcun altro. Perché trovare una nuova sistemazione a 1.200 migranti in fuga, in una prospettiva solo regionale, rischia di essere davvero un'impresa impossibile.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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