IL CASO
CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) Rapito in Siria perché ritenuto una

Sabato 27 Gennaio 2018
IL CASO
CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) Rapito in Siria perché ritenuto una spia e tenuto in ostaggio come merce di scambio. Fabrizio Pozzobon, ex consigliere comunale della Lega Nord a Castelfranco, potrebbe essere ancora vivo. L'artigiano 53enne sparito nel nulla il 26 dicembre 2016 dopo aver oltrepassato il confine turco-siriano per arruolarsi nell'Isis, questo il sospetto dell'Antiterrorismo, si troverebbe in un villaggio di montagna: i miliziani l'avrebbero trattenuto per scambiarlo con dei prigionieri finiti nelle mani delle truppe governative o per richiedere un riscatto alle autorità italiane. Uno scenario del tutto inedito quello emerso dagli atti della Procura di Milano che ha emanato due ordinanze di custodia cautelare in carcere per terrorismo internazionale nei confronti di altrettanti cittadini egiziani, Sayed Fayek Shebl Ahmed, 23 anni, e il padre Saged, 51 anni, entrambi residenti a Fenegrò, in provincia di Como. Sayed, latitante in Siria e considerato dalla Digos milanese un foreign fighter, avrebbe raccontato al genitore (interrogato nei mesi scorsi dagli investigatori e ora in arresto) che Pozzobon, a dicembre 2016, aveva raggiunto i territori siriani «con l'intento di arruolarsi nelle truppe jihadiste ribelli al regime di Assad ma che i miliziani lo avevano rintracciato in un villaggio di confine».
L'INTERPRETE
Sayed, stando alle dichiarazioni del padre Saged, sarebbe stato usato dagli estremisti islamici come interprete. Conoscendo bene l'italiano, avrebbe quindi parlato direttamente con Pozzobon e con i suoi rapitori. Nelle occasioni in cui veniva utilizzato come traduttore - si legge negli atti che riportano le parole del 51enne - veniva portato nel covo segreto dopo esser stato incappucciato per impedirgli di individuare il tragitto, «che veniva percorso effettuando diversi cambi d'auto».
IL VIAGGIO DI LAVORO
Quello di Natale 2016 non era stato il primo viaggio in Siria di Pozzobon. L'ex consigliere leghista, che fino a qualche anno prima aveva espresso posizioni del tutto contrarie all'integrazione dei fedeli musulmani, c'era già stato un paio d'anni prima. Da lì in poi l'Islam era diventato un chiodo fisso. Seppur cattolico e devotissimo alla Madonna (tant'è che ogni domenica raggiungeva in bici il Santuario della Beata Vergine del Covolo, a Crespano del Grappa), si era fatto fare un tatuaggio in arabo (il nome di Allah) e nel suo primo viaggio aveva acquistato diversi oggetti religiosi, dalle catenine ai soprammobili. E poi c'era la sua vita parallela sul web e quei profili dove sono ancora facilmente rintracciabili riferimenti alla guerra in Siria, all'Islam e allo jihadismo, oltre ai contatti con personaggi che non nascondono le loro simpatie per Daesh. L'ex artigiano, padre di famiglia ma in fase di separazione dalla moglie, prima di partire per la Turchia aveva scritto un testamento: lasciava soldi e beni (compresi gli strumenti di lavoro) al figlio maggiore e alla nuova compagna, conosciuta da pochi mesi. Non è lui a comprare il biglietto per l'aeroporto di Ataturk: lo prende on line un collaboratore, al quale spiega semplicemente che si tratta di un viaggio di lavoro.
LA SCOMPARSA
Quando arriva in Turchia Pozzobon trascorre qualche giorno sul Bosforo e invia diverse fotografie alla fidanzata, come fosse in vacanza. Solo a lei aveva rivelato il fine del suo viaggio: «Ho fatto una promessa a un amico, lo devo aiutare». Passa qualche giorno e lo sfondo delle fotografie inviate con il cellulare in Italia (anche a un amico) cambia di netto: non più le strade lastricate della capitale turca, ma i boschi siriani, le strade caotiche e i palazzi crivellati dai proiettili. Ha oltrepassato il confine, è in Siria. «Qui va sempre peggio, ho paura» scrive alla compagna poco prima di sparire. Le comunicazioni si interrompono definitivamente il 26 dicembre e di Fabrizio non si sa più nulla. Non rimane che sperare in un suo ritorno, ma il 10 febbraio non è seduto sul volo che avrebbe dovuto riportarlo in Italia. Si muovono i carabinieri del Ros, Digos e Interpol: Fabrizio è scomparso, e la Dda di Venezia apre un'indagine per terrorismo.
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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