IL CASO
BELLUNO «È urgente incrementare significatamene le somministrazioni

Venerdì 5 Marzo 2021
IL CASO
BELLUNO «È urgente incrementare significatamene le somministrazioni quotidiane ricorrendo a tutto il vaccino disponibile in base alla fornitura settimanale». La Regione tira le orecchie all'Usl 1 Dolomiti e, in generale, a tutte le aziende sanitarie del Veneto. Troppo lente nel vaccinare la popolazione. Certo, nel rapporto prime dosi-abitanti, Belluno si comporta bene. Ma non è sufficiente. Basta analizzare i dati più da vicino per scoprire che la provincia più anziana del Veneto ha vaccinato (con almeno una dose) solo il 16% degli over 80 (che, a loro volta, rappresentano il 10% della popolazione bellunese). L'indicazione dai piani alti è chiara: tutte le dosi disponibili vanno utilizzate. Belluno ne ha ferme 3.188. Si tratta di 888 dosi Pfizer, 200 Moderna, 2.100 AstraZeneca.
CAMBIO DI RITMO
Il cambio di ritmo è più che mai necessario e soprattutto possibile dal momento che, nel mese di marzo, arriverà una valanga di dosi: ben 21.772 (12.972 Pfizer, 3.100 Moderna, 5.700 AstraZeneca). Una fortuna, per Belluno. La macchina dell'Usl 1 Dolomiti dovrà farsi trovare pronta e coi motori accesi per rispondere in modo adeguato alle nuove forniture di vaccini. Azienda Zero fa un appunto anche sugli over 80, per i quali «bisogna individuare modalità organizzative ad hoc e dove necessario attivare la vaccinazione a domicilio tramite medici Usca». La maggior parte dei vaccini, come mostrano i dati regionali, sono stati somministrati alla fascia d'età 50-59 anni. E gli anziani? Aspettano. Belluno conta 19mila persone con più di 80 anni. Ne sono stati vaccinati circa 3mila, quindi il 16.3% del totale. Al di là delle colpe, delle forniture tagliate, dei ritardi, il dato oggettivo è che la popolazione più fragile, che più ha patito l'emergenza covid, è quasi del tutto scoperta. I privilegiati sono i nati nel 1941 perché il 73% di loro ha ricevuto almeno la prima dose. Ma le percentuali di tutti gli altri, al momento, sono risibili.
PERICOLO GAFFE
Nel frattempo l'Usl 1 Dolomiti sta inviando la lettera di convocazione a coloro che sono nati nel 1938 e negli anni precedenti. «Tutte queste lettere ha precisato l'azienda sanitaria vengono allestite a partire da un database informatico a servizio del software Vaccinazioni». Software che, però, non è sempre aggiornato. Così sono nati piccoli incidenti di percorso in cui la convocazione al vaccino è arrivata a persone già morte: «Chiunque riceva queste lettere potrà segnalare l'inconveniente alla mail vaccinazioni.covid@aulss1.veneto.it, anche al fine di destinare le dosi di vaccino programmate ad altre persone».
NEL TERRITORIO
La necessità di premere l'acceleratore sul Piano vaccini è legata anche al fatto che, in provincia, i contagi stanno salendo. Nei tamponi eseguiti ieri mattina a Valle di Cadore, ai bambini dell'asilo in isolamento, sono emerse altre due positività che portano il totale a 13, con 35 persone in quarantena. Alcuni campioni sono stati presi e inviati all'Istituto Zooprofilattico di Padova. Si cercano le varianti, uniche che possano spiegare il balzo in avanti dei positivi. A Pieve di Cadore i cittadini che stanno lottando con il virus sono saliti a 69. Mentre a Santo Stefano sono 18: «È assolutamente necessario invertire la tendenza ha comunicato ieri l'amministrazione comunale Dipende da ognuno di noi, senza dover aspettare di andare incontro a misure più rigide». Nelle ultime 24 ore sono stati scoperti 52 nuovi positivi che portano il totale dei contagiati a 783. I ricoveri rimangono più o meno stabili. Preoccupano i 10 pazienti gravi in Terapia Intensiva. Mentre nelle altre aree covid si contano 44 persone in sub-intensiva e 20 negli ospedali di comunità. Sempre ieri è morta un'89enne positiva che si trovava in Geriatria a Feltre.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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