I RETROSCENA
MESTRE Parlare oggi delle crociere e in genere del porto di Venezia

Mercoledì 12 Agosto 2020
I RETROSCENA MESTRE Parlare oggi delle crociere e in genere del porto di Venezia
I RETROSCENA
MESTRE Parlare oggi delle crociere e in genere del porto di Venezia è come parlare, ieri, delle fabbriche chimiche e dei danni che producevano ad ambiente e persone. Le fabbriche chimiche sono quasi scomparse lasciando il posto ad un deserto, che forse in parte verrà colmato dopo trent'anni da una Ztl; le navi commerciali e da crociera rischiano di fare la stessa fine. Come allora a causa della mobilitazione di ambientalisti, che all'epoca chiedevano di poter vivere in un mondo più pulito e meno tossico, e del connubio invontario ma deleterio con interessi speculativi mai realizzati sulle terre abbandonate, progetti più ampi per fare di Marghera il centro del trattamento dei rifiuti per mezzo Veneto e, come allora, l'incapacità di fare scelte per il futuro da parte di una classe dirigente deludente. Al posto delle fabbriche inquinanti sono arrivati gli ipermercati e il turismo di massa che non hanno rimpiazzato la ricchezza, che comunque veniva prodotta dalle fabbriche, e hanno aperto la strada a un lavoro precario e malpagato, e quindi a consumatori più poveri.
NEMICI CONVERGENTI
Nel caso del porto commerciale e delle crociere, hanno la loro parte anche interessi esterni a Venezia e al Veneto, come quelli di Trieste, dove l'ex governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, e numero due del Pd nazionale, ha sempre lavorato strenuamente per favorire le banchine giuliane rispetto a quelle lagunari, non facendone mistero nemmeno quando veniva a Mestre, come nel 2014 al Palaplip per bocciare il progetto del porto offshore dell'allora presidente del Porto Paolo Costa, e ancora nel maggio 2015 quando, sempre al Palaplip, discutendo di Ricette per la buona amministrazione, sulle grandi navi disse che «l'apposito comitato deve dare risposte chiare alla luce delle difficoltà dello scavo del canale Contorta». Il suo atteggiamento era talmente di parte che nel novembre dello stesso anno il Pd veneziano, con a capo Davide Zoggia, Andrea Martella, Michele Mognato, Delia Murer e Sara Moretto, entrarono in rotta di collisione con la numero due di Matteo Renzi e con quanti volevano favorire altri porti oltre a Trieste, presentando un'interrogazione agli allora ministri Graziano Delrio e Federica Guidi perché convincessero il Governo a intervenire con urgenza dopo che Msc aveva annunciato dal 2016 il taglio del 50% dei transiti a Venezia, ufficialmente per concentrarsi sulle rotte di Cina e Cuba, ma anche a causa della pesante incertezza sul futuro della Marittima. I Democratici veneziani si rivolsero a Delrio e alla Guidi perché comprendevano benissimo che non poteva essere solo la Serracchiani a dettare la linea.
NO ECONOMIA
Una volta diventato sindaco lo stesso Brugnaro, a dicembre del 2016, prese di mira proprio Delrio e la Serracchiani: il primo perché voleva portare le navi da crociera a Marghera in mezzo ai container, la seconda perché «controlla un asse per cui Venezia disturba e favorendo il declassamento del nostro porto. Noi invece dovremo collaborare con Trieste».
E oggi? Oggi siamo al punto che, per timore di sollevare polveroni con i No Navi, neanche le navi in sosta inoperosa, cioè vuote e in attesa della ripartenza delle crociere, possono essere ormeggiate a Venezia, mentre ce ne sono 4 a Ravenna, 6 a Genova e 5 a Civitavecchia. (e.t.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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