I pm: «Favori alla società di energia, metà quote proprietà di un mafioso»

Mercoledì 24 Aprile 2019
LE CARTE
ROMA Sono le intercettazioni a raccontare quanto fossero stretti i rapporti tra l'imprenditore Paolo Arata e Vito Nicastri, il re dell'eolico in carcere per avere favorito la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. «Come sei dimagrito», dice il primo, incontrando l'amico che, ai domiciliari dopo un breve periodo trascorso in prigione, aveva il divieto di contatto con persone estranee al nucleo familiare. «Adesso parliamo di lavoro», replica il secondo che, in spregio alle prescrizioni dei giudici, avrebbe continuato a portare avanti affari illeciti anche dopo l'arresto. Amicizia e, soprattutto, affari: Nicastri, per la procura di Palermo, era socio occulto di Arata nella Solcara srl, nella Etnea srl e nella Solgesta srl, titolari di impianti per la produzione di energia da fonte eolica. Un legame intrecciato a tal punto che la presunta tangente da 30mila euro «data o promessa» dall'imprenditore al sottosegretario leghista Armando Siri - indagato con lui a Roma per corruzione - per ottenere agevolazioni ed emendamenti in favore delle sue aziende, potrebbe essere stata concordata anche con Nicastri. Dettagli che emergono mentre il M5S continua a pretendere le dimissioni del sottosegretario, e sul blog delle Stelle pubblica 4 domande alla Lega, chiedendo un chiarimento sui rapporti tra Siri, Arata e Nicastri. Domande alle quali, oltretutto, lo stesso Siri potrebbe rispondere nei prossimi giorni ai pm romani. Il suo difensore, Fabio Pinelli, ha fatto sapere che il sottosegretario «è pronto a chiarire». E a breve potrebbe fare ai magistrati dichiarazioni spontanee.
Mentre l'inchiesta di Roma si concentra «sulle relazioni di Arata con i massimi livelli istituzionali» - si legge nel decreto di perquisizione a suo carico - dagli atti di Palermo spuntano le intercettazioni che, dopo un periodo di domiciliari, hanno fatto tornare Nicastri in carcere. Conversazioni che documentano quanto fossero intrecciati i rapporti tra lui e l'imprenditore. Nonostante fosse a conoscenza dell'inchiesta a carico di Nicastri, infatti, Arata continuava a confrontarsi con lui. «Nicastri non solo detiene partecipazioni occulte nelle società» di Arata, «ma svolge anche un ruolo attivo nella gestione, occupandosi degli aspetti operativi e amministrativi, e perpetrando condotte di trasferimento fraudolento di beni e riciclaggio». Una condotta illecita proseguita «anche dopo essere stato sottoposto a custodia cautelare», scrive la Dia nell'informativa con cui chiede l'aggravamento della misura.
GLI INCONTRI
Nicastri era ai domiciliari dal 28 marzo 2018. Usava il telefono del figlio per contattare i soci - soprattutto Arata - dando «direttive» e parlando «dei comuni progetti», si legge nell'atto. Il 30 aprile 2018 chiama l'amico. «Lavoro tutti i giorni per voi», dice. «Lo so, ci manchi» replica Arata. E Nicastri: «Ci vuole pazienza, ingiustizie che non finiscono mai». Poi cambia tono: «Parliamo di lavoro». Telefona anche a Francesco Arata, figlio di Paolo - assunto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Giovanni Giorgetti - «dandogli indicazioni di gestione dei progetti, condivisi con gli Arata stessi, connessi a realizzandi impianti eolici/fotovoltaici». Ci sono poi intercettazioni che documentano gli incontri sotto casa di Nicastri. Dalle cimici piazzate sull'auto di Arata emergono altri appuntamenti. Come quello del 30 aprile 2018. Sono presenti Nicastri, la moglie e gli Arata. «Fallo un po' mangiare. Troppo magro sei!», dice l'imprenditore. «È vero un po' insecchito», risponde la donna.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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