«I messaggi deliranti erano un alibi Ha ucciso per salvare la carriera»

Sabato 24 Novembre 2018
«I messaggi deliranti erano un alibi Ha ucciso per salvare la carriera»
IL MOVENTE
TRIESTE Uccisi per togliere di mezzo la minaccia di una denuncia legata alle molestie subite da Teresa Costanza attraverso il profilo Facebook Anonimo Anonimo, creato in caserma a Cordenons dall'ex caporal maggiore dei carristi Giosuè Ruotolo, commilitone e parigrado di Trifone Ragone. La denuncia che avrebbe procurato al 29enne di Somma Vesuviana procedimenti disciplinari, conseguenze penali se fossero stati ipotizzati i reati di peculato militare e stalking, ma anche l'esclusione dalla Guardia di finanza, il sogno del giovane che da 20 mesi si trova in misura cautelare in carcere e che è stato condannato all'ergastolo in primo grado. Trifone e Teresa sarebbero stati uccisi per questo. Un movente banale, un contrasto che Ruotolo avrebbe potuto risolvere dialogando. «Nessuno di noi - ha detto ieri nella sua requisitoria il pg Carlo Sciavicco - può pensare di scendere alle radici del male. Non ha affrontato il tema la stessa Corte d'assise di Udine e io mi accodo».
Ha però rimarcato il terremoto che i volgari messaggi di Anonimo avevano originato nella coppia. Il fidanzamento rischiava di naufragare, per questo Trifone ha cominciato a dare la caccia ad Anonimo individuandolo in uno dei tre ex coinquilini con cui aveva diviso l'appartamento in via Colombo a Pordenone. Il Pg ha definito i messaggi un «gesto vile e scellerato» giudicando negativamente il fatto che Ruotolo abbia ammesso di averli inviati soltanto dopo che i Carabinieri lo avevano smascherato e coinvolgendo pure i suoi coinquilini. Secondo Sciavicco, dal momento in cui ha scoperto che dietro Anonimo c'era Ruotolo, Trifone ha «avuto in pugno il suo futuro: da qui trae origine il movente». Da questo momento Ruotolo «costruisce di se stesso la falsa immagine del ragazzo esasperato dalla fidanzata Mariarosaria Patrone, inscena invenzioni sulla salute della ragazza, passa le notti a piangere per le sue malattie inventate». I messaggi deliranti che la Patrone gli inviava fingendo di essere una folle sarebbero stati escogitati per mettere al riparo Ruotolo da una denuncia: «È in quella spirale ossessiva che è maturato l'omicidio».
Si torna in aula il 7 dicembre per la discussione delle parti civili. Il 18 gennaio l'arringa della difesa.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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