I LOCALI
VENEZIA È una ripartenza soft per bar e ristoranti, quella

Martedì 2 Giugno 2020
I LOCALI
VENEZIA È una ripartenza soft per bar e ristoranti, quella di questi giorni. Il turismo pendolare non fa ancora del tutto felici esercenti e ristoratori, anche se dalle voci di campo Santa Margherita e di chi ha il polso della situazione, come il direttore dell'Aepe (associazione pubblici esercizi) Ernesto Pancin, non c'è da piangere. A dispetto del luogo comune che vuole il turista pendolare portarsi da casa il pranzo o lo spuntino, i clienti per i pubblici esercizi non sono mancati. «Stiamo partendo timidamente, la gente è ancora timorosa e prudente, ma si sta muovendo qualcosa - analizza Pancin - Aspettiamo quando apriranno aeroporti, i confini regionali e ci sarà anche un afflusso da altre zone. Dovrebbe ricominciare il lavoro e la gente avrà sicuramente voglia di venire a Venezia. La sensazione che ho è che la città sarà visitata, sia per gli aspetti culturali e le bellezze, ma anche per la nostra enogastronomia di qualità».
Moderatamente ottimista anche Paolo Friselle, che in campo Santa Margherita è il titolare del ristorante Pier Dickens e della vicina osteria Do Torri: «Ancora non ho aperto l'osteria perché, lavorando con pesce fresco, attendo un afflusso diverso. Attendo il 10 giugno per vedere come vanno le cose. Mentre con il ristorante soprattutto nel fine settimana abbiamo lavorato. Fa strano parlare veneto e non altre lingue, magari la mole non è tanta, infatti non ho chiesto l'allargamento del plateatico, ma non è vero che non si lavora».
Su post-virus Friselle prosegue con i numeri: «Rispetto allo scorso anno faccio il 60% in meno, durante la settimana invece si fa solo qualche pasto operai e basta». Più preoccupato per la categoria è Tommaso Costalonga, proprietario dell'Orange bar: «Siamo contenti adesso perché siamo alla fame. Però la cassa integrazione finisce l'8 per chi l'ha fatta iniziare da subito. Non essendo nel turismo, le quattro settimane in più non ci spettano. Perciò per i ristoratori c'è crisi. Nel mio caso sto lavorando al 50-60% la sera, mentre di giorno al 20%». A mancare sono tanti flussi che garantivano il fatturato a fine mese per queste aziende: «Manca l'indotto creato da studenti delle superiori, dagli universitari, dagli uffici e dai turisti. Di mio son fortunato perché in previsione del Carnevale non avevo caricato l'azienda di dipendenti perché non mi aspettavo granché, quindi ho lo stesso personale invernale, ma chi invece aveva scommesso sulla festa come farà? Sono necessari aiuti, perché a dicembre arrivano i conti e sarà dura». E a proposito di locali storici, ieri ha riaperto il bacareto Da Lele, dopo la sospensione di cinque giorni per aver violato le norme anti-assembramento.
Sull'importanza delle imprese in città batte Pancin: «Sono una ricchezza che dà lavoro a tanti e garantisce la tenuta del tessuto sociale. C'è però l'esigenza di programmare il lavoro che ad oggi non è stato possibile per carenza di punti di riferimento certi. Quello di questi giorni è un turismo di prossimità, la passeggiata e il cicheto a Venezia sono sempre piacevoli, ma non è il momento per discutere sulla classificazione dei visitatori. Oggi c'è bisogno di ripartire: la vera necessità è garantire il lavoro».
Tomaso Borzomì
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