Ultimatum di Di Maio: «Tra poco un forno chiude» E attacca Matteo sulla Nato

Martedì 17 Aprile 2018
LA GIORNATA
ROMA Si vive alla giornata. «E soprattutto non si fanno più previsioni a lungo termine», ammettono nel circolo ristretto di Luigi Di Maio. La situazione è cristallizzata così, con due forni accesi, quello con la Lega e quello col Pd, ma vuoti o comunque con dentro un pane che non lievita. È stallo puro. E per sbloccarlo gli sherpa, soprattutto quelli della Lega, hanno mandato messaggi chiari: o Di Maio rinuncia alle sue ambizioni di premier o è difficile che la trattativa riprenda in scioltezza. «Salvini è stato umiliato e si assume una responsabilità storica nel legarsi a Berlusconi: ci sta dicendo che per aspettare i comodi di Matteo Salvini avremo il governo il 15 maggio? Aspetto qualche altro giorno, poi uno di questi due forni si chiude», ha detto Di Maio a Otto e mezzo.
CONTRATTO
«Penso di portare a casa il contratto di governo con il Pd o al Lega», ha aggiunto. Con il Pd c'è un flirt piuttosto timido. Dopo essersi schierato con il premier sulla Siria e aver dato dell' «irresponsabile» a Salvini, ieri c'è stato un piccolo distingui: «Spero che Gentiloni alle Camere chiarisca» la vicenda del sottomarino nucleare Usa che avrebbe attraccato recentemente nel porto di Napoli. Non teme il ritorno alle urne. «Potremmo aumentare i parlamentari, possiamo ambire al 40%», ha detto. Non è nemmeno preoccupato dello scouting sotterraneo che Berlusconi avrebbe intrapreso con i suoi. «A me risulta che parlamentari di Fi vogliano andarsene nel gruppo misto o in altri gruppi di centrodestra, Berlusconi dovrebbe preoccuparsi di questo» e non di un gruppo di eletti M5S pronti secondo il Cavaliere a passare a Forza Italia.
E però l'unico governo che si vede all'orizzonte è il governo della prorogatio. Oggi si riunirà la commissione speciale che è l'unico organo che assomigli a un sottogoverno in questo momento. Ma debutterà prorogando i vertici dell'Arera, senza particolare slancio. E riflettendo lo stallo che immobilizza tutto. Il governo uscente, e tutto l'apparato a esso collegato, non sta a guardare e nel disbrigo degli affari correnti ci mette nomine e atti che valgono tantissimo, come quelle nell'ex Finmeccanica. L'ultima volta era stato il deputato M5S Stefano Buffagni a fischiare il fuorigioco su Saipem e a denunciare un blitz poco rispettoso del nuovo assetto post 4 marzo. Ieri sul blog delle Stelle è apparso una nuova denuncia seppur scritta con parole vellutatissime sul collegio sindacale di Leonardo. «Le manovre sotterrane di formazione della lista asseriscono più a sotterfugi di un sistema in decadenza che non ai principi di trasparenza», si legge. E ancora: «È fondamentale invece dare un segnale di cambiamento nel pieno rispetto della volontà popolare».
Sì però intanto una maggioranza non c'è. «Ci stiamo infilando in un cul de sac», commenta preoccupato un colonnello pentastellato. E anche il presidente della commissione speciale alla Camera, il leghista Nicola Molteni, non aggiunge nuova linfa all'intesa : «Oggi i numeri dicono che c'è il centrodestra che è la prima forza politica e inevitabilmente rapporto e il dialogo deve essere con il M5S, basato sulle cose che devono essere fatte. C'è disponibilità, tranne con il Pd».
I DADI
Di Maio potrebbe trovarsi come il poeta, o il giocatore di dadi stordito e in disparte che conta e mima all'infinito i lanci e le mosse, nel VI canto del Purgatorio della Commedia. Dopo aver solleticato l'azzardo, perde: Quando si parte il gioco de la zara / colui che perde si riman dolente / repetendo le volte, e tristo impara. Succede già. «Il passo indietro è un punto tattico che vogliono segnare le altre forze politiche», dice. E chiede sommessamente, più a se stesso che per rispondere agli intervistatori, perché non possa ottenere la premiership, ma anche il passo di lato di Silvio Berlusconi, e pure il contratto di governo. Nello spericolato gioco dei dadi in cui si è lanciato ora il tema sta diventando il suo passo indietro. Una mossa che se si farà strada andrà spiegata alL' elettorato che la prenderebbe per un'abdicazione totale.
Stefania Piras
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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