IL CASO
ROMA Finora, le autorità vicine al presidente al Serraj si erano

Domenica 16 Settembre 2018
IL CASO
ROMA Finora, le autorità vicine al presidente al Serraj si erano limitate a far filtrare la propria preoccupazione per l'avvicinamento del governo italiano a Khalifa Haftar e alle richieste provenienti dalla Francia. Ora, per la prima volta dopo la visita di Moavero al generale, a prendere la parola è Abdelrahman al Shater, membro dell'Alto Consiglio di Stato Libico, organo consultivo di Tripoli che sostiene il governo Serraj. Una presa di posizione che arriva all'indomani della visita a Roma di Ahmed Maitig, il vice di Serraj e dopo le accuse, rivolte alla Francia, di aver avuto un ruolo negli scontri nel sud del paese, contemporanei alla rivolta di Tripoli.
IL PARLAMENTO DI TRIPOLI
Abdelrahman al Shater è stato molto netto nei confronti del nostro paese: «Piegarsi alle pressioni del generale Khalifa Haftar», ha scritto su Twitter, «danneggerebbe la reputazione dell'Italia, le relazioni tra i due paesi e i grandi sforzi dell'ambasciatore» italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone che, dopo lo scontro con Haftar e la visita di Moavero a Bengasi è stato trattenuto in Italia «per motivi di sicurezza». Al Shater dice pure che a Moavero il parlamento italiano ha «consigliato di non danneggiare la reputazione del paese». In realtà, l'atteggiamento del titolare della Farnesina ha soprattutto acceso le preoccupazioni di una parte del governo e degli osservatori internazionali. Che se premono perché alla mediazione in corso in Libia partecipino tutti, e dunque anche Haftar, leggono però con preoccupazione una eccessiva oscillazione degli interlocutori europei in suo favore. Rischio sfiorato, ma a questo punto arginato, a proposito della data delle elezioni comuni. L'Alto consiglio di stato libico, del resto, è un organismo di non poco peso perché rappresenta l'unico organo legislativo al momento riconosciuto anche all'estero. E' nato con gli accordi politici di Skhirat del 2015 ed è formato in buona parte da ex deputati del Congresso generale nazionale, il parlamento libico nato nell'agosto del 2014 e dissolto nell'aprile 2016. A Tobruk ha sede invece la Camera dei rappresentanti, il parlamento monocamerale libico che si riunisce in Cirenaica. E l'idea a cui lavora l'Onu e l'inviato Ghassan Salamé è che i membri delle due istituzioni debbano cercare un'intesa e muoversi verso elezioni comuni.
In questo delicato tentativo di riconciliazione giocano un ruolo di primo piano sia l'Italia, sia la Francia che da tempo cerca di diventare il principale attore europeo nell'area e nel corso della conferenza di Parigi di 4 mesi fa aveva spinto perché la data delele elezioni fosse fissata nel 2019 (il Consiglio di sicurezza Onu ha appena votato perché si continui a trattare senza una data prefissata). Al brutto colpo diplomatico, seguono ora accuse più specifiche sempre nei confronti di Parigi. In una intervista rilaciata all'Agenzia Nova, un leader di una importante tribu del sud della libia, Yousef Cujai, membro del Consiglio di riconciliazione della città di Sebha, ha accusato la Francia di aver avuto un ruolo di primo piano negli scontri avvenuti nell'area.
Stando a quanto afferma il leader Tebu, «le organizzazioni francesi si muovono in direzione opposta a quella dell'accordo, tenendo degli incontri nei paesi vicini con delle personalità che non rappresentano le tribù e non godono dell'appoggio della popolazione locale, al solo scopo di far fallire gli accordi di riconciliazione»: «A Roma abbiamo firmato lo scorso anno un accordo di riconciliazione sponsorizzato dal governo libico e da quello italiano che però non ha tenuto a lungo a causa della ripresa degli scontri tra le parti». Secondo questa ricostruzione, la Francia e alcune organizzazioni francesi presenti in Libia avrebbero di fatto boicottato l'intesa raggiunta a Roma sotto l'egida dell'Onu. E gruppi francesi sarebbero presenti poco fuori dal confine sud. Accuse pesanti che confermano come lo scontro in Libia sia sempre di più interamente europeo.
Sa. Men.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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