GLI IRRIDUCIBILI
BELLUNO Quasi un quarto dei dipendenti dell'Ulss Dolomiti non

Mercoledì 11 Agosto 2021
GLI IRRIDUCIBILI BELLUNO Quasi un quarto dei dipendenti dell'Ulss Dolomiti non
GLI IRRIDUCIBILI
BELLUNO Quasi un quarto dei dipendenti dell'Ulss Dolomiti non vaccinati ha fatto dietro-front. «Rispetto ai dati iniziali ha raccontato la direttrice generale Maria Grazia Carraro 59 dei 223 nostri operatori sanitari che non si erano messi in regola hanno avviato l'iter per la vaccinazione». Un cambio di rotta dell'ultimo momento. Quando, cioè, le aziende sanitarie hanno dato seguito al decreto legge 44 e sono partite con le prime sospensioni dei no-vax. Molti hanno tenuto fino all'ultimo e alla fine si sono tirati indietro. Ne mancano ancora più di 160. Ma anche per loro scatterà l'aut-aut: o si vaccineranno o rimarranno a casa. Il numero dei no-vax, nella sanità pubblica e privata, è calato nel tempo. A inizio luglio superavano quota 900. Il 13 erano 874 e poi, a fine mese, sono scesi a 828: 96 medici, 32 farmacisti, 13 veterinari, 2 chimici e fisici, 192 infermieri, 8 ostetriche, 11 biologi, 60 psicologi e 100 tsrm (tecnico sanitario di radiologia medica) e altri (ad esempio assistente sanitario, ortopedico, dietista, igienista dentale, fisioterapista, logopedista, etc.), 47 oss, 2 aso (assistente di studio odontoiatrico), 265 altro (sono persone che i rispettivi datori di lavoro non hanno inserito nelle 3 categorie previste, ossia oss, aso e massofisioterapisti).
L'ITER
Ma cosa accade dopo gli accertamenti delle singole posizioni? Coloro che non si possono vaccinare per motivi clinici hanno le seguenti possibilità: essere collocati nelle posizioni disponibili anche con mansioni diverse; eseguire tamponi con regolarità costante (ogni 48 ore); utilizzare i dispositivi individuali; possibilità di svolgere attività in smart working nelle posizioni disponibili; sospensione con retribuzione nel caso in cui vengano esaurite le posizioni disponibili. Per coloro, invece, che possono vaccinarsi ma non lo vogliono fare, in assenza di una possibile ricollocazione, scatta la sospensione senza retribuzione fino al 31 dicembre o fino all'assolvimento dell'obbligo vaccinale. A Belluno sono stati sospesi quattro no-vax (due infermieri e due oss) e potrebbe accadere lo stesso per altrettanti colleghi non vaccinati. «Stiamo andando avanti ha spiegato la direttrice generale dell'Ulss Dolomiti Mi hanno detto che stanno completando l'iter e nei prossimi giorni potrebbero scattare le sospensioni per altre 3-4 persone». Pur sottolineando che la posizione dei sanitari è più delicata sia per una legge che definisce la vaccinazione requisito essenziale per l'esercizio della professione sia per il ruolo sociale che ricoprono bisogna però ammettere che, di no-vax, ce ne sono tanti anche fuori dal contesto sanitario pubblico e privato.
I NO GREEN PASS
Alcuni bar e ristoranti della provincia hanno deciso di non chiedere il green pass ai clienti e faranno entrare chiunque (vaccinati e non). Ad Auronzo, dove nell'ultima settimana i contagi sono aumentati più che altrove, c'è un locale, il bar Tre Cime, che ha appeso alla porta il seguente cartello: «Qui si accetta il trink pass, non il green pass. In questo bar non si parla di covid». La foto ha fatto il giro del web ed è stata rilanciata anche dalla farmacista Cristina Muratore che l'ha commentato in questo modo: «C'è chi applica la Costituzione e le leggi internazionali e chi obbedisce ciecamente a norme illegittime...siamo liberi di scegliere chi premiare!».
«NON ME LA SENTO»
Il titolare del bar ha spiegato che la maggior parte dei clienti si siede all'esterno, mentre gli altri mostrano il green pass in autonomia: «Io non me la sento di chiederlo. Col green pass poi serve anche la carta d'identità. Sono contrario a queste regole. Hanno una base anticostituzionale». Tuttavia, ad Auronzo, i positivi sono tornati a crescere come ha sottolineato in un post il primo cittadino Pais Becher. «Il sindaco ha continuato il titolare del Tre Cime non dovrebbe fare sentenze su Facebook. Anzi, neanche presentarsi. Io non so nulla dei contagi. Non credo a queste cose. Se la legge mi dice che posso controllare l'identità lo farò ma al momento non rischio di controllare e rovinare qualcuno».
DP
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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