Gli hotel aperti per il 70 per cento ma le prenotazioni rimangono poche

Sabato 4 Luglio 2020
Gli hotel aperti per il 70 per cento ma le prenotazioni rimangono poche
TURISMO
VENEZIA Un altro dei grandi alberghi che si affacciamo sul Bacino di San Marco ha aperto i battenti ieri: il Londra Palace.
«Questa ripresa vuole essere un segnale positivo per la città, per i nostri ospiti abituali che non vedono l'ora di tornare a trovarci, per gli ospiti futuri che desiderano conoscerci, ma anche per noi stessi - commenta il direttore Alain Bullo, annunciando anche il nuovo volto del Bistrot by Do Leoni, nato dalla fusione tra Ristorante Do Leoni e Bistrot 4172 - Ripartiamo freschi di idee nuove ed entusiasmo, ma all'insegna della sicurezza».
Con luglio quindi gli hotel veneziani sono ormai quasi tutti aperti e secondo le stime dell'Ava, associazione veneziana albergatori, il dato si attesta al 70%. Del restante 30%, la metà aprirà entro settembre, mentre gli altri alberghi probabilmente attenderanno il prossimo anno.
INCERTEZZA
«Ci sarà chi starà a vedere l'andamento per capire o meno se riaprire o attendere ancora il prossimo anno», spiega Claudio Scarpa, direttore dell'associazione. Nello snocciolare i dati, effettuati su un campione del 15% degli hotel veneziani, Scarpa racconta che per ora il tasso di occupazione è molto basso.
«È un mare di lacrime, si viaggia sul 10% delle camere disponibili, speriamo di raggiungere il 15% con luglio e agosto, salendo al 35-40% in autunno».
Diverso sarà il periodo del Redentore: «Attrae, quindi plausibilmente arriveremo al 40-50% in quel fine settimana. Numeri ridicoli rispetto al passato, ma oggi va bene così». Per quanto riguarda le vendite, con il relativo rischio di infiltrazione di capitali strani, Scarpa è tranquillo: «Per il momento c'è una forte speranza e non c'è nessun picco. Potrebbe essere che in autunno qualcuno decida di cedere, ma ricordo che hotel in vendita ce ne sono sempre stati, anche nei momenti favorevoli, basta pensare alla recente importante transazione del Bauer. I motivi che portano alle cessioni sono mille come l'età o il desiderio di ritirarsi».
L'analisi del direttore dell'associazione si sposta quindi sul tipo di turismo: «È di prossimità, ci sono molti voli che vengono cancellati, in alcuni casi le tratte viaggiano semivuote, non c'è una valanga di turisti, il traffico dall'aeroporto arriverà forse in autunno, per ora ci sono italiani, tedeschi, austriaci, francesi e così via, bisogna arrangiarsi».
«I grandi nomi come l'Aman che catalizzano un mercato ricco forse fanno meno difficoltà perché c'è sempre chi ha soldi, è importante che queste persone aiutino la ripresa. Sono convinto che da questa crisi si salvino maggiormente gli hotel di lusso e quelli di categorie inferiori che però sono in grado di reperire nuovi flussi».
Scarpa continua con una metafora che rende l'idea: «Con il mare in tempesta si vede il bravo capitano. In questo periodo in cui eravamo abituati al tutto esaurito gli albergatori che fanno accordi con diverse società riescono ad andare avanti. Infatti, la variabilità è molto elevata».
Dalle stime, ci sono hotel che registrano zero e altri che invece fanno il 20-30%. Nonostante l'ottimismo che il manager infonde, c'è consapevolezza sul fatto che gli strascichi della crisi non saranno superati agevolmente: «Vale per tutto il Paese, le difficoltà ce le porteremo avanti per anni, il messaggio che arriva dal Governo è di indebitarsi, ma non lo trovo sano. Se il virus sparirà nel 2020, con un vaccino o per altri motivi, allora il 2021 diventerà un anno di transito prima che la gente ritorni a viaggiare normalmente, diciamo nel 2022-23. Altrimenti, ci sarà da mettersi le mani sui capelli. Per ora è importante vedere la fine del tunnel». E neanche il bonus vacanze di 500 euro per chi ha un Isee fino a 40mila euro non incide: «Le famiglie lo spendono in spiaggia, da noi non si sono nemmeno posti il problema se accettarlo perché è sconveniente e burocratizzato. Il fatto che sia un credito d'imposta, con cui gli hotel fanno da cassa per lo Stato, è un problema per le città d'arte come Venezia. È un bonus che i meno abbienti utilizzeranno per altre realtà. Il nostro presidente Vittorio Bonacini, che l'ha proposto, intendeva altro, cioè una detrazione per italiani che spendono negli hotel italiani. Ma invece così non è». Per quanto riguarda le politiche di prezzo, le strategie proposte da Scarpa sono quelle di non abbassare troppo le tariffe. Mentre sulla querelle con la Calabria e sugli spot contro il Veneto, afferma: «La disperazione è una pessima consigliera, purtroppo chi vive in regioni meno abbienti dove il turismo è fondamentale è preoccupato. Questo porta ad alzare i toni, che è sbagliato, inviterei gli amici della Calabria a farsi un esame di coscienza, siamo tutti italiani, anche noi del califfato del Veneto».
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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