Gli arresti domiciliari sono durati solo una novantina di ore. Erano le 17 di ieri

Martedì 7 Marzo 2017
Gli arresti domiciliari sono durati solo una novantina di ore. Erano le 17 di ieri
Gli arresti domiciliari sono durati solo una novantina di ore. Erano le 17 di ieri quando hanno suonato alla porta del mini, nel condominio Le Bitte di Porto Viro, in provincia di Rovigo. Luca Claudio, l'ex quattro volte sindaco di Abano e di Montegrotto, è impallidito. Si è trovato davanti gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, che per anni hanno indagato sulla sua Tangentopoli delle Terme. Erano in borghese e gli hanno dato l'ordinanza della revoca degli arresti domiciliari, per violazione degli obblighi di custodia, firmata dal giudice delle indagini preliminari Tecla Cesaro. Claudio ha letto e riletto quel foglio e aveva gli occhi gonfi di lacrime. Prenda le sue cose perché lo riportiamo alla Casa circondariale di strada Due Palazzi, gli hanno detto gli investigatori. Sì, la borsa era ancora intatta. L'aveva in mano quando giovedì pomeriggio della scorsa settimana è uscito dal carcere dopo otto mesi e nove giorni di reclusione. Fuori del condominio della località di mare polesana c'erano due auto borghesi dalla finanza. Una aveva il lampeggiante sul tetto.
Luca Claudio non ha chiuso occhio per due giorni. Temeva che venissero a prenderlo e riportarlo al Due Palazzi. E, puntualmente, così è avvenuto. Venerdì pomeriggio ha aperto la porta della casa individuata con molta fatica per gli arresti domiciliari a un cronista ed è stata pubblicata un'intervista. Ma con gli arresti domiciliari il giudice Tecla Cesaro aveva disposto che Claudio potesse parlare solo con i familiari e i suoi legali. Non doveva aprire la porta del mini a nessuno. I suoi difensori, gli avvocati Ferdinando Bonon e Giovanni Caruso, giovedì 2 marzo quando sono riusciti a liberarlo dalle sbarre del carcere gli avevano messo in mano un foglio con elencati gli obblighi dai quali non doveva sottrarsi. Ma Claudio non li ha ascoltati. L'intervista è stata letta dal procuratore capo Matteo Stuccilli e dal pubblico ministero Federica Baccaglini. Già domenica la Procura ha chiesto al giudice delle indagini preliminari la revoca degli arresti domiciliari.
Pioveva ed era già buio quando Luca Claudio ieri pomeriggio ha rivarcato le porte della casa circondariale di strada Due Palazzi. La prima volta era la mattina del soleggiato 23 giugno scorso. Allora aveva il volto fiero dell'innocente che viene portato in carcere. Ieri sera quando si è dovuto ripresentare all'ufficio matricole aveva gli occhi gonfi. Ha pianto durante tutto il viaggio da Porto Viro a Padova.
Non riconosce i suoi errori, ha patteggiato quattro anni di carcere solo per ottenere uno sconto di pena, ha scritto nelle motivazioni della sentenza il giudice delle indagini preliminari Tecla Cesaro. E il 3 aprile Luca Claudio dovrà comparire davanti ai giudici del Tribunale collegiale per l'affare della discarica di Giarre, alle porte di Abano Terme, che doveva essere risanata dalla società che fa capo a Luciano Pistorello. Per il pubblico ministero Federica Baccaglini nella discarica di Giarre doveva finire una tangente di 280mila euro, mascherata da consulenze fittizie della società Rls, il presunto paravento economico dell'ex primo cittadino.
Questa mattina Luca Claudio incontrerà in carcere i suoi difensori. Gli avvocati Bonon e Caruso le avevano tentate tutte per portarlo fuori dal carcere. Il giudice Cesaro avrebbe concesso i domiciliari soltanto se l'imputato fosse stato lontano da Abano e da Padova. Così era stato trovato l'appartamento di Porto Viro. Ma la carcerazione domiciliare è durata solo una settantina di ore.
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