Giustizia, i meriti e i pregi della riforma Cartabia

Lunedì 26 Luglio 2021
Carlo Nordio

Com'era prevedibile, il progetto di riforma della ministra Cartabia ha provocato una rapsodia di critiche di una parte della magistratura, che ha agitato lo spettro dell'impunità di terroristi e mafiosi. La sesta commissione del Csm, a maggioranza, ha sparato a zero sulla improcedibilità dei giudizi troppo lunghi, ed è stata giustamente bacchettata da Mattarella che l'ha considerata quantomeno intempestiva. Gli avvocati, dal canto loro, hanno accusato il progetto di eccessiva timidezza. Senofane diceva che ognuno si dipinge gli dei a propria immagine, e che se un triangolo potesse pensare descriverebbe Dio fatto a triangolo. I pm e i difensori vedono la realtà giudiziaria attraverso la lente deformante dei propri pregiudizi.
In realtà, come abbiamo già scritto, questa riforma costituisce il minimo sindacale per ottenere gli aiuti dall'Europa. La lentezza della nostra giustizia è intollerabile non solo dal punto vista etico e normativo, ma soprattutto da quello economico. La sciagurata legge voluta da Bonafede l'avrebbe resa eterna, e l'Europa non l'avrebbe tollerata. Con un colpo di genio Cartabia, non potendo cancellare questo mostro della prescrizione senza umiliare i grillini, è intervenuta sul binario parallelo. Formalmente il mostro rimane, ma è reso innocuo: se infatti entro un termine ragionevole non arriva la sentenza, il processo si estingue. Chapeau.
Questo non significa che il progetto del governo sia risolutivo. La lunghezza dei processi penali ha infatti un'unica madre: la sproporzione (...)
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