FINE CORSA
MIRANO Non è la prima vittima della scia di desolazione economica

Domenica 17 Maggio 2020
FINE CORSA
MIRANO Non è la prima vittima della scia di desolazione economica e commerciale lasciata dal Covid, probabilmente non sarà l'ultima. Ma fa gran rumore a Mirano la chiusura di uno dei locali più conosciuti e suggestivi della città, i Molini, ristorante e pizzeria immersi nel verde vicino allo storico parco di Villa Belvedere. Paolo Feltrin e la moglie Giovanna Delli Guanti gettano la spugna: «Troppe restrizioni, incertezze e costi esorbitanti: impossibile andare avanti».
DECISIONE
Una decisione dolorosissima: Feltrin, che aveva legato il suo nome alla rinascita del ristorante, rilevato nel 2009 dopo un anno di chiusura e abbandono (al punto da chiamarlo Da Paolo Ai Molini), parla di notti insonni e una decisione finale che è come una pugnalata al cuore. «Ci sarebbe piaciuto salutare e ringraziare i nostri affezionati clienti in un altro modo - spiega il gestore - però è andata così: è stata una bellissima avventura, purtroppo conclusa nel silenzio assordante di questi giorni così inquietanti e particolari. L'unica cosa che ci dispiace è lasciare senza un ringraziamento diretto a tutti i nostri amici». Non serve scavare troppo nelle sofferenze dei titolari, in questo momento di smarrimento, per capire cosa abbia portato alla sofferta decisione, anche perchè è quello che molti ristoratori urlano da giorni: per molti la fase 2 è insostenibile, il distanziamento e le misure di prevenzione impossibili, la familiarità di certi ambienti ormai perduta.
LE SPESE
«Ma soprattutto i costi - spiega l'ormai ex titolare - questo locale è come una Ferrari che deve correre a pieno ritmo: se il futuro riserva solo incertezze, corre solo a metà. Le spese, l'affitto, il personale non aspettano tempi migliori e senza alcun appoggio vero, reale, del Governo è impossibile continuare. Se poi ci mettiamo anche le mascherine e tutte queste restrizioni che impediscono il rapporto umano, l'ospitalità vera, la chiacchierata con i clienti al tavolo, che per noi erano tutto, non rimane molto da fare». Per un'esperienza di vita, anche personale, che aveva fatto della familiarità il suo punto forte, ben oltre le citazioni nelle guide gourmet, il rammarico più grande è non aver potuto salutare gli ospiti.
«Nel nostro piccolo - racconta ancora Feltrin - pensiamo di aver lasciato qualcosa in questi 11 anni trascorsi insieme. Abbiamo ricordi che porteremo a lungo nel nostro cuore: cose avvenute ai Molini ce ne sarebbero tante da raccontare, anni di gioie e dolori vissuti intensamente e nonostante tutto i clienti ci hanno sempre trovati pronti ad accoglierli sorridenti. Abbiamo fatto di tutto per restare a galla, organizzando matrimoni, cresime, lauree, cene di lavoro, non è stato possibile continuare». Molti chiedono a Paolo e famiglia di ripensarci e tra questi c'è anche la sindaca Maria Rosa Pavanello: «Spero davvero - dice il primo cittadino - che sia una decisione che si possa rivedere, sarebbe una grande perdita per la città». Messaggio con cui Pavanello interpreta il sentimento di molti e soprattutto la preoccupazione che i Molini di Sopra restino ora una scatola vuota, poco appetibile per nuovi acquirenti, soprattutto in questo momento storico difficile e quindi destinata a un lento decadimento. Come i loro gemelli di Sotto.
Paolo Feltrin alza le spalle. «Che farò adesso? Sinceramente non lo so: non sto pensando a nulla, é troppo grande la ferita».
Filippo De Gaspari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci