Figlio trovato sui binari muore dopo lunga agonia

Venerdì 17 Febbraio 2017
Figlio trovato sui binari muore dopo lunga agonia
Costretti a rinunciare all'eredità per scongiurare il rischio di dover pagare una salata richiesta di risarcimento danni da parte delle Ferrovie. E' la difficile situazione che si ritrova a vivere la famiglia di Anna Cattarin. In nemmeno tre mesi è stata colpita da due lutti terribili. Il 24 ottobre dell'anno scorso suo marito si è tolto la vita a 50 anni gettandosi sotto a un treno all'altezza di Ponte della Priula. E il 13 gennaio suo figlio Marco Cestaro di soli 17 anni è stato ritrovato gravemente ferito accanto ai binari di Lancenigo, per cause ancora in fase di accertamento, ed è morto al Ca' Foncello dopo tre giorni di agonia. Un calvario infinito. Non basta. Perché al dolore potrebbe aggiungersi una richiesta di risarcimento danni da parte delle Ferrovie per l'interruzione del servizio e il conseguente ritardo accumulato dai treni. Per ora non è arrivato nulla. Ma la famiglia se l'aspetta. E ha messo le mani avanti. «Per quanto riguarda mio marito mi sono premunita spiega Anna sono andata davanti al giudice e ho rinunciato a quello che era suo: la macchina, gli ultimi stipendi e così via. Questo per tutelare me e gli altri miei tre figli. Avevo tre mesi per farlo. Mentre le Ferrovie hanno cinque anni di tempo per domandare l'eventuale risarcimento». Diverso il discorso per quanto successo a Marco. «Spero non mi chiedano nulla aggiunge lui non era sui binari. Spero proprio che non succeda». Si è informata. Dopo la tragedia ha dovuto occuparsi anche delle questioni burocratiche. Certo, andare avanti così è tutt'altro che semplice. «Il nostro conto in banca è di fatto bloccato rivela da quando mio marito non c'è più, non ho più un euro nostro. Gli ultimi suoi stipendi non li ho nemmeno visti. Ma se avessi accettato l'eredità, avrei poi dovuto far fronte all'eventuale richiesta di risarcimento rimettendoci il resto». Per fortuna dopo i lutti la famiglia è stata sostenuta da una gara di solidarietà che ha oltrepassato i confini di Villorba. «Tanta gente mi ha dato una mano, pure economicamente conclude Anna mi sono ritrovata che improvvisamente non potevo più toccare nulla. Ho sentito la solidarietà degli altri. Anche il Comune mi è stato vicino. Non mi sono sentita sola. Vivo con la morte dentro, sì. Ma ho altri tre figli e devo continuare per loro».

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