Fermiamo l'eccesso di (cattiva) informazione

Giovedì 27 Febbraio 2020
Barbara Gallavotti
Mentre il conto delle persone positive al nuovo coronavirus sale, cresce il timore di una febbre di tipo diverso: quella da eccesso di informazione. La preoccupazione è che il continuo flusso di notizie sull'infezione stia creando un'ossessione collettiva. Dovremmo sforzarci di focalizzare i nostri pensieri anche su altro? C'è chi tenta di farlo. Il CNR ad esempio ha scelto proprio ieri per divulgare uno studio sulla storia genetica dei Sardi: una ricerca brillantissima, ma che in questo momento ha poche probabilità di catturare l'interesse generale. La preoccupazione destata da una epidemia con la quale la nostra specie non si è mai confrontata prima è del tutto legittima. E l'impatto emotivo ed economico dei provvedimenti presi per impedire l'allargarsi dei focolai è tale da rendere impossibile non parlarne e non voler almeno provare a capire se quanto ci viene richiesto è necessario.
Ciò che sta avvenendo nel Nord Italia è qualcosa di cui nessuno di noi ha memoria. Se in Germania si elogia la compostezza con cui i nostri connazionali reagiscono alle limitazioni imposte, le immagini di Milano svuotata lasciano sgomenti.
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