ESASPERAZIONE
PORDENONE «Ormai non metto più la sveglia, non serve.

Venerdì 20 Luglio 2018
ESASPERAZIONE
PORDENONE «Ormai non metto più la sveglia, non serve. Tanto sono i camion a farmi alzare dal letto». Rina Valentinuzzi, casarsese, parla appoggiata al cancello di casa sua. Deve urlare, perché verso mezzogiorno il rombo dei tir che solcano la Pontebbana è insopportabile, oscura tutto. L'anziana vive da 42 anni affacciata sulla statale, l'ha vista nei giorni dell'Austerity e la guarda oggi con gli occhi tristi di chi non ha scelta. «Se potessi - dice - venderei immediatamente la mia casa e mi trasferirei altrove». Il punto è che forse oggi nessuno comprerebbe più un'abitazione martoriata dal fumo dei tubi di scappamento e dalle vibrazioni prodotte dai mezzi pesanti. «Ho rinunciato al sonno tranquillo - prosegue allargando le braccia -: il traffico inizia ad essere sostenuto già alle sei del mattino, e i primi camion che frenano in corrispondenza del semaforo mi fanno sobbalzare. È diventato impossibile perfino riposare durante il pomeriggio, quando si verifica il picco degli ingorghi». La sua casa è stretta tra i due semafori di Casarsa. Dovrebbero essere coordinati, ma la mole di traffico è tale da rendere vano anche il calcolo del tempo tra i due verdi e i due rossi. Non se ne esce, in poche parole. «Ci faranno morire così - prosegue - e ormai non spero nemmeno più in un intervento in grado di risolverci il problema».
LO SMOG
Qualche metro più in là abita Giorgio Francescut, che mostra con la mano il muro della sua casa. «Vede? Era bianco, l'avevo fatto ritinteggiare alcuni mesi fa, ora dovrei rifare completamente tutto il lavoro. Non se ne può più, la polvere si accumula e dovrei pulire tutti i giorni. Il problema è che la stessa sostanza entra nei miei polmoni». C'è anche chi punta il dito contro l'unico collo di bottiglia semaforico rimasto nel tratto di Pontebbana che va da Pasian Di Prato, alle porte di Udine, sino a Pordenone. «Con altre due rotonde - spiegano alcuni residenti - probabilmente il problema perlomeno diminuirebbe. Non crediamo in una risoluzione definitiva, ma almeno qualcosa si riuscirebbe ad ottenere». Il problema è che due rotonde sono già in costruzione, ma non in quel punto. Le stanno realizzando in corrispondenza dell'intersezione con viale Aldo Moro e ad Orcenico Superiore, dove non c'erano semafori. Quella che dovrebbe eliminare l'impianto del centro casarsese, invece, è prigioniera di un iter fermo al palo. Allora ci si sposta a Zoppola, e la situazione non cambia di una virgola. I residenti sono letteralmente esasperati. «È' assurdo - spiega Maria Rosalen - che la nostra vita sia cambiata così tanto e non per una nostra volontà. Non abbiamo colpe se viviamo nei pressi di una strada statale, questa è la nostra casa e vogliamo tenercela, ma devono assicurarci condizioni di vita più salubri e sicure. Non riusciamo nemmeno più a tenere le finestre aperte».
COMITATI
Poi ci sono le istituzioni, o meglio i gruppi spontanei di cittadini che stanno pensando di organizzarsi. Parallelamente agli incontri ufficiali, infatti, ci sono alcuni residenti casarsesi che vorrebbero proporre una petizione da presentare alle autorità competenti. Alla guida del gruppo si sarebbe proposto l'ex consigliere comunale casarsese Michele Ciol. Si è ancora in attesa di una prima mossa ufficiale, intanto i tir continuano a gracchiare a due metri dalle case. La politica si è messa in moto, ma i tempi sembrano essere troppo lunghi per le aspettative di chi sta soffrendo oggi.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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