«Erano in quattro nel parcheggio ma solo lui ha il percorso del killer»

Sabato 9 Febbraio 2019
«Erano in quattro nel parcheggio ma solo lui ha il percorso del killer»
PARTI CIVILI
TRIESTE C'era il pesista, Stefano Protani il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport. C'era Andrea Capuani seduto in auto a leggersi la sua prima bustapaga. E c'era Nicola Ferrandi che si cambiava in auto telefonando al figlio. E, come confermato da indagini e sentenza di primo grado, c'era Giosuè Ruotolo. Tutti hanno sentito gli spari. C'è chi li ha scambiati per miccette. «Ma l'unico che ha il percorso del killer è Ruotolo», ha tuonato in aula l'avvocato Nicodemo Gentile. Il suo è stato un intervento appassionato. Il legale che tutela uno dei fratelli di Trifone Ragone ha parlato direttamente al cuore dei giudici ricordando che le indagini sono costellate dalle bugie di Giosuè e che in fase cautelare nove giudici,per ultimi quelli della Cassazione, hanno ritenuto gli indizi sufficienti a mantenere Ruotolo in misura cautelare in carcere. «Sono indizi - ha sottolineato - che al processo non si sono sviliti, si sono rafforzati.«Ruotolo - ha aggiunto - con il suo patrimonio di bugie si è comportato come un baro, trasformando la vicenda in un gioco, come fosse alla playstation».
Il legale ha ricordato che non ci sono ipotesi alternative a quella dell'Audi A3 che si ferma per quasi 7 minuti nel parco di San Valentino, dove a settembre 2015 è stata ritrovata la pistola Beretta 7,65 usata per uccidere Teresa e Trifone. «Non c'è un concorzi di denigratori nei confronti di Ruotolo e della sua fidanzata - ha aggiunto - Ha scelto lui di parlare all'interrogatorio del 6 ottobre 2015 con i Pm e di parlare in Corte d'assise, dove dice una bugia documentalmente provata per svilire i coinquilini». Il riferimento è al tentativo di coinvolgerli nei messaggi molesti inviati su Facebook a Teresa. Messaggi e bugie su cui si sono soffermati anche gli avvoacti Carla Sgarito e Giacomo Triolo, che tutelano la famiglia Costanza. Anche loro hanno riabilitato i coinquilini di Ruotolo, dopo che alla precedente udienza la difesa gli aveva attaccati pesantemente per le loro dichiarazioni tardive alla Procura in merito ai rapporti tra Ruotolo e Ragone, ma anche per le rivelazioni del 16 gennaio 2016 sui messaggi di Anonimo e sulle indagini avviate da Ragone per scoprire chi aveva cercato di mettere in crisi il suo fidanzamento.
Più tecniche le repliche degli avvocati Daniele Fabrizi e Serena Gasperini , che si sono concentrati sul percorso di fuga dal luogo del delitto fino al parcheggio dell'auditorium Concordia, dove l'Audi A3 è rimasta in sosta per pochi minuti. Hanno insistito anche sul pestaggio nel parcheggio, quando Ragone avrebbe colpito Ruotolo durante una lite. «Adesso vediamo chi si fa male», aveva detto Giosuè tornando a casa, dove viveva con Sergio Romano e Daniele Renna. E poi si sono soffermati sulle confidenze di Mariarosaria Patrone alle amiche: «Disse che Giosuè aveva fatto il profilo Facebook di Anonimo in caserma, non che l'aveva fatto insieme agli amici». Anche loro hanno valorizzato coinquilini e amiche di Mariarosaria: il profilo Facebook, scoperto dai carabinieri il 24 marzo 2015 sul profilo di Teresa, prima delle rivelazioni delle ragazze di Somma Vesuviana non era stato possibile attribuirlo a nessuno, perchè chi si collegava a internet lo faceva sì con il telefonino, ma da un collegamento wi-fi. Quello della caserma dei carristi di Cordenons, dove Ruotolo prestava servizio.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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