Eletto per appena 80 voti Il boss: «Quelli sono miei»

Mercoledì 20 Febbraio 2019
I POLITICI
dal nostro inviato
ERACLEA (VENEZIA) Un'infiltrazione talmente corrosiva da riuscire a inquinare e condizionare il voto elettorale, fino a far vincere il candidato sindaco, considerato amico del clan e legale di fiducia del boss. Non era mai successo prima in Veneto. Accade nel Veneziano e precisamente nel Basso Piave, nel comune di Eraclea che da ieri, dopo l'arresto di Mirco Mestre, è senza primo cittadino. Un paese che fino agli anni Cinquanta si chiamava Grisolera: poco più di 12mila abitanti, diventato a partire da metà degli anni Novanta una sorta di colonia di casalesi, concentrati in particolare nelle frazioni di Stretti e Ponte Crepaldo.
IL PROGRAMMA
Sotto accusa sono finite le ultime amministrative del 5 giugno 2016 che sancirono l'elezione a primo cittadino dell'avvocato Mirco Mestre, con studio a San Donà, a capo della civica di centrodestra Eraclea Sì Cambia. Proprio quella lista che, nel suo programma elettorale, aveva dedicato uno specifico pacchetto di proposte sulla sicurezza: «L'obiettivo è quello di far in modo che in nostri concittadini non si sentano più soli dinanzi ai fenomeni criminali, ma comprendano che la pubblica amministrazione si interessa loro ed alla loro sicurezza». Ma a rileggerle ora, colpiscono anche i propositi riguardanti le imprese: «Il governo cittadino deve saper dare risposte immediate ed esaustive agli imprenditori e non perdersi nel tergiversare, occorre che lo stesso si assuma il rischio delle proprie scelte per consentire al nostro paese di svilupparsi, progredire e creare le condizioni di vita ideali».
«U COMPAGNO MIO»
La vittoria era arrivata al fotofinish, con uno scarto di appena 81 voti sulla lista del candidato Giorgio Talon, sindaco uscente, espressione del centro sinistra. Le indagini documenterebbero la richiesta di sostegno elettorale fatta da Mestre, tramite un intermediario, a Luciano Donadio nel 2006 era stato arrestato e condannato per usura nell'ambito dell'inchiesta Phenus dei carabinieri che rispondendo in maniera positiva gli avrebbe assicurato un centinaio di voti. È lo stesso Donadio, intercettato quasi un anno dopo, mentre parla con un commercialista a confermare il suo appoggio a Mestre, che tra l'altro è uno dei suoi legali di fiducia: «Quello è il mio avvocato, u compagno mio, il mio partito è quello Infatti ha vinto quello che dicevo io. E vinse, guarda, la prima cosa che disse, i voti di Donadio. Vinse per 80 voti di differenza. I miei voti. Gliene portai pure di più di 80. Hai capito? Tra parenti e amici. Gente che fanno quello che dico io».
DEBUTTO POLITICO
Mirco Mestre, 45 anni a novembre, sposato e con due figlie, appartiene a una famiglia molto conosciuta a Eraclea. A subentrare nell'omonima azienda di distribuzione di bevande, avviata dal padre, è stato il fratello, mentre lui ha preferito la professione di avvocato, specializzandosi in diritto civile. Anche il suo studio di San Donà, ieri, è stato perquisito. A spingerlo a entrare in lizza per la corsa a sindaco, sancendo di fatto il suo debutto in politica, è stato il suo mentore, ovvero Graziano Teso, attuale vice sindaco ora indagato, con un passato socialista, poi approdato in Forza Italia. Piuttosto eterogenea la coalizione che ha sostenuto Mestre con la presenza anche di ex forzisti ed ex pd, non più iscritti ai rispettivi partiti. A colpire è il suo carattere schivo che non ama i riflettori, tanto che più di qualcuno malignava che il vero sindaco fosse Teso, 70 anni, viticoltore, già alla guida del Comune dal 2004 al 2005 (mandato interrotto per le dimissioni della maggioranza) e poi dal 2006 al 2011. Ricandidatosi alla guida della civica Noi con voi e Lega Nord, venne sconfitto da Tallon.
L'OMBRA DELLO SCIOGLIMENTO
Sindaco in manette e vice indagato per voto di scambio: all'orizzonte lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose? Sarebbe il primo caso nella nostra regione. Anche se l'ultimo atto è il decreto del Capo dello Stato, nell'eventualità, tocca al Prefetto avviare l'iter, nominando una commissione d'indagine composta da tre funzionari dell'amministrazione pubblica con il compito di procedere con accertamenti e verifiche.
«PERICOLOSITÀ SOCIALE»
Molto dura la gip Marta Paccagnella nelle motivazioni con cui dispone la custodia cautelare in carcere dell'avvocato Mestre: «Gli evidenti interessi dell'indagato e più in generale la tipologia di azioni che egli ha da lungo tempo posto in essere nei confronti dei soggetti di maggior spicco del sodalizio mafioso rendono tuttavia evidente la sua piena e diretta volontà e consapevolezza di ottenere l'appoggio del gruppo mafioso in un meccanismo di scambio di voti e promesse elettorali». Mestre, si legge ancora, «è diventato sempre più consapevole e informato nel tempo della caratura criminale dei soggetti casalesi Donadio Luciano e Buonanno Raffaele, per i quali era intervenuto anche dopo la rispettiva carcerazione e dei rispettivi interessi economici». Secondo la gip, Mestre prima da legale e poi da sindaco si è messo a tutti gli effetti «a disposizione» del sodalizio mafioso e del suo capo Donadio. E cita il caso dell'assegnazione di una casa comunale, avvenuta nell'agosto 2017 in maniera non ortodossa ad Antonio Puoti, nipote di Donadio. «Una tale condotta conclude la giudice denota una clamorosa pericolosità sociale ove si consideri che il suo autore non era solo un candidato alle elezioni ma colui che, aggiudicandosele proprio grazie al supporto del sodalizio mafioso, è stato chiamato alle più alte responsabilità politiche e amministrative del Comune di Eraclea, in grado di condizionare, come poi ha fatto, l'azione dell'amministrazione locale in favore degli interessi del sodalizio mafioso». Choccata la gente di Eraclea: «È una brava persona, come è possibile?». Incredulo anche lo stesso avversario Tallon: «Spero che tutto si chiarisca anche per la sua famiglia».
«CONTRIBUTO CONSAPEVOLE»
A Graziano Teso, indagato in concorso, la gip contesta di aver contribuito in maniera consapevole al rafforzamento dell'associazione mafiosa. In mezzo anche l'attentato incendiario, il 23 giugno 2006, all'auto dell'allora segretario del circolo locale di An, Adriano Burato, reo di aver denunciato pubblicamente prima delle elezioni, i legami preferenziali dell'amministrazione comunale con le imprese di costruzioni di Donadio e Poles. «Sono sereno ha dichiarato ieri Teso ed esprimo tutta la mia solidarietà al sindaco Mestre».
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci