IL CASO
VENEZIA Si erano pure premurati di avvisare il questore di Vicenza. Una letterina di poche righe, ma garbatissima, come conviene alla diplomazia tra Stati confinanti. Testuale: Si segnala che venerdì 10 Aprile 2020, dalle ore 15.30 alle ore 17.30, si terrà una riunione-conclave del Maggior Consiglio ristretta ai convocati sul sagrato di Monte Berico, a Vicenza, contro i decreti golpisti del Governo Conte. E nella stessa missiva era stato puntualizzato che le misure anti droplet per evitare il contagio da coronavirus sarebbero state rispettate: I partecipanti formeranno un cerchio, rimanendo a distanza opportuna.
Così Albert Gardin, che si presenta come 121° Doge di Venezia, ieri alle 13.32 ha preso il treno alla stazione di Santa Lucia e alle 14.50 è arrivato a Vicenza. Il benvenuto glielo hanno dato i poliziotti: il Maggior Consiglio - al di là del fatto che l'organismo della Serenissima Repubblica non esiste più, tranne che per il Doge Gardin e qualcun altro - non rientra tra le cause indifferibili e urgenti previste dal Dpcm, non esistono giustificazioni valide per andare da Venezia a Monte Berico, non solo fuori Comune, addirittura fuori provincia. Gardin ha protestato: Sono il Doge. I poliziotti, consultata la questura, sono stati inflessibili: Mi hanno fatto il verbale e mi hanno detto che mi avrebbero restituito la carta di identità solo se fossi risalito in treno per tornare a Venezia. A metà pomeriggio, Gardin si è arreso: La polizia ha fatto in modo di impedirci di effettuare la riunione che viene sciolta ora. Ma abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, dimostrare che la Repubblica Veneta è sempre operativa nonostante le censure del regime. Resta il verbale. Se mi hanno multato? Spero di no. (al.va.)
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© RIPRODUZIONE RISERVATA VENEZIA Si erano pure premurati di avvisare il questore di Vicenza. Una letterina di poche righe, ma garbatissima, come conviene alla diplomazia tra Stati confinanti. Testuale: Si segnala che venerdì 10 Aprile 2020, dalle ore 15.30 alle ore 17.30, si terrà una riunione-conclave del Maggior Consiglio ristretta ai convocati sul sagrato di Monte Berico, a Vicenza, contro i decreti golpisti del Governo Conte. E nella stessa missiva era stato puntualizzato che le misure anti droplet per evitare il contagio da coronavirus sarebbero state rispettate: I partecipanti formeranno un cerchio, rimanendo a distanza opportuna.
Così Albert Gardin, che si presenta come 121° Doge di Venezia, ieri alle 13.32 ha preso il treno alla stazione di Santa Lucia e alle 14.50 è arrivato a Vicenza. Il benvenuto glielo hanno dato i poliziotti: il Maggior Consiglio - al di là del fatto che l'organismo della Serenissima Repubblica non esiste più, tranne che per il Doge Gardin e qualcun altro - non rientra tra le cause indifferibili e urgenti previste dal Dpcm, non esistono giustificazioni valide per andare da Venezia a Monte Berico, non solo fuori Comune, addirittura fuori provincia. Gardin ha protestato: Sono il Doge. I poliziotti, consultata la questura, sono stati inflessibili: Mi hanno fatto il verbale e mi hanno detto che mi avrebbero restituito la carta di identità solo se fossi risalito in treno per tornare a Venezia. A metà pomeriggio, Gardin si è arreso: La polizia ha fatto in modo di impedirci di effettuare la riunione che viene sciolta ora. Ma abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, dimostrare che la Repubblica Veneta è sempre operativa nonostante le censure del regime. Resta il verbale. Se mi hanno multato? Spero di no. (al.va.)
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