«Dazi, un danno per i mercati mondiali ma noi resteremo fedeli agli alleati»

Domenica 12 Agosto 2018
«Dazi, un danno per i mercati mondiali ma noi resteremo fedeli agli alleati»
«Niente panico. La Turchia è una grande economia. È in atto una guerra mondiale commerciale in cui noi e l'Europa ci troviamo sulla stessa barca. Restiamo leali alla Nato, ma speriamo che prevalga la ragione da parte del presidente Trump». Murat Salim Esenli, ambasciatore di Turchia in Italia, è al telefono, in vacanza nel suo Paese.
Ambasciatore Esenli, come sta la vostra economia?
«Nel 2017 la Turchia è cresciuta del 7.4 per cento, un tasso record che la pone fra le prime 3 nazioni al mondo. Il debito pubblico è il 28 per cento del PIL. Il deficit di bilancio l'1.7, meglio del 95 per cento dei Paesi UE. Si trascura o ignora che la Turchia è in linea coi parametri di Maastricht e risolveremo questa difficile situazione prima dei nostri partner europei in circostanze analoghe. Abbiamo superato la crisi iraniana del 1979, le guerre jugoslave degli anni 90, i problemi con l'Iraq e la Siria. Sempre siamo stati un campanello d'allarme per i nostri alleati, oggi rispetto alla guerra globale commerciale. Tutti sanno chi l'ha cominciata. Nel mirino ci sono anche Canada, Messico, Germania, Cina, Russia... Ma noi siamo la 17a economia del mondo. I nostri indicatori macro-economici su debito pubblico e deficit sono migliori di quelli degli Stati Uniti. Nessuno può trattarci come un attore marginale»
Perché la Lira è crollata?
«Speculazioni di mercato. Le monete di tutte le economie emergenti stanno perdendo valore dall'inizio del 2017: in Messico, Brasile, Sud Africa, Cina In Turchia è avvenuto dopo. Perfino nell'Eurozona o in Gran Bretagna. Processi che spesso non derivano da decisioni umane ma da algoritmi di computer, senza una logica. Per chi come me ha studiato economia, l'impatto potrebbe essere anche positivo. Le nostre esportazioni saranno più competitive. Mi trovo in Turchia e vedo il boom del turismo. La BCE è preoccupata? Nessun panico, abbiamo interscambi altissimi con Italia, Germania, Regno Unito, Francia, non solo a vantaggio nostro. Noi vendiamo ma anche compriamo. Tutto questo deve portare a stringere i ranghi tra Turchia e UE»
Nessun problema per le banche europee?
«Nel 2003 la Turchia ha implementato una riforma bancaria per cui nel 2008 non ha dovuto salvare una sola banca, nazionale o internazionale. Stiamo per avviare una serie di riforme appena annunciate dal ministro delle Finanze, Berat Albayrak. L'attuale Guerra mondiale commerciale ci rafforzerà, non ci indebolirà. Alcune misure annunciate per i prodotti turchi, come per altri Paesi, sono contrarie ai principi e accordi della Organizzazione mondiale del commercio. Atti arbitrari su larga scala. Potrebbe essere la fine del commercio mondiale come lo conosciamo. Basta vedere cosa accade al NAFTA in Nord America, o ai dazi su vino e formaggio europei. Questa è una guerra contro lo sviluppo»
Quali le vere ragioni dello scontro?
«Bisognerebbe chiederlo agli americani. È singolare che venga sollevato il problema del pastore Brunson (agli arresti domiciliari in Turchia, ndr). Gli americani devono rispettare il nostro sistema giudiziario e legale, come di ogni Stato sovrano. Il caso Brunson sta seguendo le procedure, in modo trasparente come tanti casi di turchi sotto processo negli Stati Uniti. Una via d'uscita ci sarà, una nostra delegazione è andata a Washington».
C'è una relazione con Fethullah Gulen, che non è stato estradato dagli USA?
«No. C'è solo una possibile associazione psicologica perché il pastore Brunson è finito sotto processo per le connessioni con la rete di Fethullah e i terroristi legati al PKK. Certo, è auspicabile che gli USA estradino Fethullah in Turchia. Si trova in Pennsylvania e abbiamo dato ai nostri partner americani prove certe del suo coinvolgimento nel golpe del 2016»
Il presidente Erdogan ha detto che la Turchia potrebbe cambiare alleati Ieri c'è stata una telefonata con Putin
«Il presidente Erdogan parla con tanti leader. La Turchia ha una politica estera a 360 gradi e una posizione centrale su tanti temi. Siamo sempre stati in prima linea nella NATO, una delle due nazioni a condividere un confine con l'URSS durante la guerra fredda. Pochissimi Paesi hanno speso tanto denaro e risorse per la Nato come la Turchia, nessuna difficoltà a provare la nostra lealtà. Tutto deve potersi risolvere, perché la NATO è l'organizzazione politico-militare di maggior successo nella storia dell'umanità».
Anche le sanzioni all'Iran vi dividono da Washington?
«Confiniamo con l'Iran da prima che esistessero gli Stati Uniti. Crediamo nell'accordo sul programma nucleare iraniano. L'Iran ha fatto quello che si era impegnato a fare, non c'è ragione di imporre le sanzioni. Attenzione: il Medio Oriente può infiammarsi e diventare un inferno per molti Paesi, non solo mediorientali».
Marco Ventura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci