CULTURA
ROVIGO Ritorna Il Cinema in città, un'iniziativa dell'Arci di Rovigo,

Mercoledì 3 Ottobre 2018
CULTURA
ROVIGO Ritorna Il Cinema in città, un'iniziativa dell'Arci di Rovigo, che si appresta a festeggiare il suo decimo compleanno.
Lo racconta Andrea Tincani, appassionato ed esperto di cinema.
Dal 2009 è tra gli organizzatori della rassegna, per la quale ha presentato le proiezioni e curato le schede critiche contenute nei volumi della collana I Film e le Parole del cinema, editi da Arci libri. Dal 2012 è consulente della Polesine film commission e in tale ruolo ha collaborato alla realizzazione di numerosi eventi presentati alla Biennale Cinema di Venezia.
Come è nata la rassegna Il cinema in città?
«Il Cinema in città, che ha esordito il 3 dicembre 2009 al Ridotto del Teatro sociale con Un Matrimonio all'inglese di Stephen Eliot, è stato inventato, su sollecitazione del Comune, da Sergio Garbato, Alessandra Chiarini, Irene Garbato, Piero Callegarin e dal sottoscritto per tentare di dare una risposta, certamente parziale, alla chiusura della Multisala Odeon, avvenuta proprio l'anno precedente. Il calendario della rassegna riprendeva e ampliava quella dei programmi del Circolo del Cinema la cui esperienza si era conclusa a metà degli anni '80. Si è puntato su una miscela equilibrata tra cinema contemporaneo e del passato, tra cinema popolare e pellicole d'autore».
Che riscontro ha avuto?
«La rassegna ha da subito attirato un buon numero di spettatori per la mancanza di strutture simili e poi per il tipo di proposte. Ha raggiunto nel tempo una sua autonomia rispetto alle esigenze iniziali che si sono ulteriormente aggravate con la chiusura del Cinergia, creando un suo pubblico affezionato e, soprattutto, ampliando la proposta iniziale con la produzione di iniziative ulteriori tutte tese ad incrementare la conoscenza e la diffusione del Cinema. In questi dieci anni di attività i film proiettati sono stati 133, compresi i dieci della rassegna Il Cinema in città Estate, appena terminata, alla sala Galileo Cavazzini dell'Arci, e i dieci che verranno proposti al Don Bosco a partire da ottobre».
Quali le iniziative e le collaborazioni più importanti? «Da subito il gruppo ideatore del Cinema in città ha voluto cercare sinergie, nella convinzione del legame profondo che il cinema ha con la società in cui si muove. La prima, dal 2010 è stata, per la parte cinematografica sia di finzione che documentaria, di unirci alle iniziative organizzate dall'Archivio di Stato per celebrare Il Giorno della Memoria. Va poi ricordata la rassegna dedicata nel 2011, nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, al Cinema italiano sul Risorgimento intrecciata con una rassegna parallela che proponeva una sorta di viaggio in alcune delle più belle città italiane. Il successo di quest'ultima, che vedeva intercalarsi tra i presentatori dei film cinefili, critici e storici, ha dato lo spunto per ampliare la collaborazione con l'Archivio di Stato con l'organizzazione dal 2014 dei cicli cinematografici raccolti sotto la sigla de Il Cinema come fonte per la Storia de... dedicati, almeno sinora, ai grandi conflitti del 900: I e II Guerra mondiale, Guerra fredda, Conflitti di fine secolo. I film sinora proiettati sono stati 30 e, seppur scelti innanzitutto per il loro valore di fonte, annoverano alcuni capolavori della Storia del cinema».
Altre iniziative particolari?
È stata importante e formativa la collaborazione con il Sert, con le rassegne su Cinema e dipendenze, che si sono svolte in tutto il Polesine. Apprezzate anche le proiezioni effettuate a cavallo dell'8 Marzo, in collaborazione con i Comuni, sulle tematiche femminili».
Come si lega il cinema al Progetto 900?
«La collaborazione al progetto 900 è, certamente, la filiazione più importante del Cinema in città. Per poter dare compiutamente conto della profonda e complessa interazione che la settima arte ha avuto con l'intero spettro culturale novecentesco, dal 2016 ho scelto, assieme ad Alessandra Chiarini, di svolgere un corso di Storia del Cinema che ha suscitato interesse ed è pertanto continuato . Il primo anno è stato dedicato alla storia generale della settima arte, dal pre-cinema sino al 1999. Gli anni successivi gli interventi si sono articolati affrontando i generi, gli autori, gli attori. Martedì 2 ottobre inizia, all'ARCI, il secondo trimestre di quest'anno dedicato al cinema italiano dal muto sino agli anni 60 e alle figure di Pasolini e Visconti. Il programma 2019 è già pronto . Le lezioni sono state tutte accompagnate dalla proiezione di classici della storia del cinema spaziando da Griffith a Altman, da Ejzenstejn a Billy Wilder, da Dreyer a Fellini per un totale di 40 film. Ospite d'eccezione, a conclusione del primo anno di corso, Vittorio Boarini, fondatore della Cineteca di Bologna e tra gli ideatori del Festival del Cinema ritrovato».
Qual è il bilancio delle attività dell'Arci legate al cinema?
«Non dobbiamo dimenticare le proiezioni delle opere di registi legati al nostro territorio come Alberto Gambato, Elisabetta Sgarbi, Renato dall'Ara. Oppure le decennali proiezioni curate tutte le domeniche da Piero Callegarin sotto il titolo di Rivediamoli insieme. Insomma, i primi 10 anni sono trascorsi proficuamente. Speriamo ne passino altri 10 in ulteriore miglioramento. In fondo, come diceva il grande regista taiwanese Edward Yang: Chi vede molti film, vive tre volte».
Sofia Teresa Bisi
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