Criminalità a Nordest

Mercoledì 20 Febbraio 2019
L'INCHIESTA
VENEZIA «L'operazione più importante mai messa a segno contro le infiltrazioni della camorra a Nordest».
Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha riassunto così la maxi-inchiesta antimafia che, ieri all'alba, ha portato all'arresto di 50 persone (47 in carcere e tre agli arresti domiciliari), accusati a vario titolo di aver agevolato o di far parte di un'organizzazione criminale legata al clan dei casalesi che, nel corso degli anni, si è radicata nel territorio veneto, in particolare nell'area del Sandonatese, mettendo a segno un gran numero di reati - usura, estorsioni, rapine, truffe, illeciti fiscali, droga, armi - arrivando, secondo la Procura, perfino a condizionare le elezioni amministrative attraverso i voti garantiti dai propri affiliati: un voto di scambio per il quale è stato arrestato il sindaco di Eraclea Mirco Mestre, e il Comune potrebbe essere commissariato per mafia.
LE ORIGINI
Un'inchiesta che parte da lontano, da una serie di episodi che risalgono ad una decina di anni fa, e che soltanto il fiuto investigativo, la pazienza, la determinazione degli investigatori, coordinati dal pm Roberto Terzo, è riuscita a smantellare una ramificata organizzazione criminale. Il tutto sintetizzato in un'ordinanza di custodia cautelare di quasi mille pagine, firmata dal gip Marta Paccagnella.
Un'indagine senza precedenti, che ha consentito di scoprire come la camorra sia riuscita a radicarsi profondamente in Veneto grazie all'atteggiamento degli stessi veneti: politici, imprenditori, bancari, semplici cittadini, i quali si sono messi a disposizione dei malavitosi, oppure hanno fatto la scelta di riconoscerli come referenti, rivolgendosi a loro, invece che alle forze dell'ordine, per risolvere questioni personali o affari aziendali, a dimostrazione che la mentalità mafiosa ha contagiato anche il Nordest. Circostanza che deve far suonare un campanello d'allarme e «deve far riflettere la comunità veneta; deve spingere ad un approfondimento culturale», ha dichiarato il procuratore Cherchi nel corso della conferenza stampa ospitata in tarda mattina al palazzo di Giustizia di Venezia per illustrare i dettagli dell'operazione.
L'ALLARME
Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, intervenuto per sottolineare il grande successo investigativo, ha richiamato l'esigenza di «un'etica comportamentale e di denuncia; la necessità di ergere una barriera di legalità» di fronte ad una camorra che si comporta ovunque con le stesse modalità: «Se non lo si fa in Veneto, è davvero preoccupante».
Anche il Questore di Venezia, Vito Gagliardi, ha parlato di «risultato clamoroso», ringraziando il procuratore Cherchi per «aver innestato il turbo ad un'indagine che aveva perso lo spunto», e al pm Terzo «per aver con tenacia coordinato e aver fatto da guida» agli investigatori.
«Una giornata memorabile, contro un fenomeno criminale che si è radicato in maniera silente, pervasiva e inquinante», l'ha definita il generale Alessandro Barbera, comandante del Servizio centrale operativo (Scico) della Guardia di Finanza. «Lo Stato vince, grazie alla tenacia, al sacrificio delle forze dell'ordine: ne siamo orgogliosi».
Complessivamente gli indagati nella maxi-inchiesta sono 82: in carcere ne sono finiti 47 (in realtà 46, perché Antonio Puoti, residente ad Eraclea, è riuscito a sottrarsi alla cattura); agli arresti domiciliari altri 3; a carico di ulteriori nove persone è stato emesso un obbligo di dimora, mentre il gip ha applicato il divieto di esercitare la professione all'avvocato Emiliano Alberto Pavan. Indagata per favoreggiamento l'attuale presidente della Camera penale veneziana, Anna Maria Marin, un tempo difensore di uno dei principali indagati, Luciano Donadio: accusa che ha lasciato senza parole l'ambiente giudiziario, nel quale l'avvocatessa è conosciuta per l'impegno in difesa delle donne e dei diritti civili.
A Luciano Donadio, ora difeso dall'avvocato Renato Alberini, vengono contestati ben 68 ipotesi di reato che vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso (accusa rivolta anche ad altri 34 imputati) ad episodi di usura, estorsione, riciclaggio, traffico di stupefacenti, detenzione di armi, intermediazione illecita di manodopera, truffe, nonché di bancarotta di società fatte fallire dopo averle utilizzate e svuotate.
Nel corso dell'operazione sono stati posti sotto sequestro i beni di alcuni degli indagati, per un ammontare stimato in oltre tre milioni di lire, tra cui figurano 16 immobili e quattro società: Principe srl, Kepler srl, Imperial agency srl, Euro legnami srl e Donadio costruzioni srl.
Da oggi iniziano gli interrogatori degli arrestati, gran parte dei quali saranno effettuati per rogatoria nei tribunali delle città nelle quali ciascuno di loro si trova detenuto, e avrà la possibilità di fornire chiarimenti in merito agli episodi contestati. Per trasferire il gran numero di indagati in vari penitenziari d'Italia è stato messo a disposizione degli inquirenti un aereo.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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