Consip, Gentiloni: isolare chi scredita le nostre istituzioni

Domenica 17 Settembre 2017
Consip, Gentiloni: isolare chi scredita le nostre istituzioni
Con passo felpato e con la prudenza «da presidente del Consiglio», Paolo Gentiloni dice la sua sul caso Consip. Dribbla la parola «complotto»: «Nel mio ruolo istituzionale non mi abbandono a giudizi del genere». Ma definisce «gravissimi» i presunti depistaggi dei carabinieri del Noe Scafarto e De Caprio e del pm napoletano Woodcock. E afferma: «Sono sicuro che le istituzioni che garantiscono la sicurezza e la giustizia nel nostro Paese abbiano al proprio interno gli anticorpi per eliminare questi comportamenti».
Gentiloni affronta il delicato dossier durante un dibattito alla festa dell'Unità di Imola. Il direttore del Foglio, Claudio Cerasa gli chiede di Consip. Il premier prima gigioneggia: «Mi verrebbe da cambiare discorso». Poi affronta il tema nel suo stile e nel suo ruolo: «Da premier ritengo che la credibilità e l'autorevolezza di istituzioni che amministrano la giustizia, istituzioni militari che garantiscono la nostra sicurezza, siano un bene prezioso da tutelare. Se ci sono dei comportamenti che questa credibilità e questa autorevolezza screditano penso siano gravissimi».
Pausa. Affondo con relativo invito a Csm e Arma ad intervenire: «Ho totale fiducia che queste istituzioni possano avere al loro interno gli anticorpi e la credibilità per evitare questi comportamenti. E, se necessario, eliminarli. A loro spetta questo compito. Ho fiducia che chi amministra la giustizia, chi garantisce la nostra sicurezza sappia confermare la credibilità di cui tutti abbiamo bisogno. Se venisse messa in discussione sarebbe gravissimo, ma sono convinto che non sarà così. Chi l'ha fatto alla fine non riuscirà a incrinare la forza di queste istituzioni».
BASSO PROFILO - Un messaggio chiaro, quello di Gentiloni. Fermo, ma senza toni apocalittici. Una linea scelta anche da Matteo Renzi che nel day-after del caso Consip, sceglie il profilo basso ed evita il termine «complotto» usato il giorno prima da alcuni esponenti dem. In un incontro a Milano con gli studenti della scuola di politica Pier Paolo Pasolini, il segretario mette a verbale: «Non fatevi fregare da chi racconta le fake news. E di falsità e di fake news costruite ad arte ce ne sono tante. Noi siamo quelli che di fronte a una falsità costruita ad arte per mistificare le cose non reagiamo con rabbia, ma con il sorriso zen di chi sa che la verità arriva». Ancora: «Ci dicevano che eravamo implicati in scandali e stiamo vedendo, perché il tempo è galantuomo e sta giocando con la nostra maglia, che non erano scandali in cui qualcuno dei nostri era implicato, ma scandali costruiti con le modalità che sappiamo. Dobbiamo sapere che la verità ha le gambe lunghe: arriva e quando arriva vale doppio».
Poi, in serata al Tg5, Renzi conferma la linea istituzionale: «E' uno scandalo costruito per colpire il Pd, ma il fango si ritorcerà contro chi ha falsificato le prove. Capisco i miei amici di partito che vanno all'attacco, ma invito tutti alla calma e alla prudenza. Questo è il momento di avere grande rispetto per le istituzioni. Per un carabiniere che ha falsificato prove ci sono migliaia di carabinieri che fanno benissimo il loro lavoro. Cosa c'è dietro? Lo scopriranno i giudici, siamo persone oneste e ci fidiamo della magistratura». Segue annotazione personale: «Certo, c'è un po' di dolore. Persone che mi sono vicine hanno molto sofferto». Chiaro il riferimento al padre Tiziano.
E mentre Lotti tace, rimandando alle dichiarazioni del segretario («non ho nulla da aggiungere»), in difesa dell'ex premier interviene il ministro Graziano Delrio: «Le notizie sono davvero inquietanti per la nostra democrazia. C'è bisogno di stabilire la verità perché la democrazia vive solo se si stabilisce la verità dei fatti».
SOLIDARIETÀ CENTRISTA - Il leader di Ap e responsabile degli Esteri, Angelino Alfano, usa toni più duri: «Le istituzioni democratiche devono vivere con preoccupazione e inquietudine quanto è emerso. Bisogna andare fino in fondo per capire se c'era qualcuno dietro, e chi ha agito per conto di chi. Bisogna capire tutto perché in ballo non c'è il destino di una persona o di una famiglia, ma la tenuta delle istituzioni democratiche».
Sulla stessa linea Pier Ferdinando Casini che lancia un appello all'opposizione affinché esprima «solidarietà istituzionale a Renzi». Appello che cade nel vuoto, con il forzista Renato Brunetta che accusa il Pd di «ipocrisia»: «A Franceschini chiedo cosa fece lui quando simili comportamenti erano rivolti a Berlusconi e tentavano di disarcionare, come poi hanno fatto, un presidente del Consiglio eletto».
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