«Comelico, vaccinazione chirurgica»

Domenica 7 Marzo 2021
IL CASO
SANTO STEFANO Un intervento vaccinale «chirurgico», in Comelico, per evitare che il virus si espanda come a ottobre. È l'ipotesi del Dipartimento di Prevenzione di Belluno di fronte all'improvviso aumento dei contagi: «Non escludiamo, in termini assoluti, di poter intervenire con vaccinazioni locali in quelle zone che presentano un'alta incidenza di positivi». Il direttore Sandro Cinquetti spiega che l'obiettivo, ora, è spegnere i focolai nella parte alta della provincia. O con provvedimenti più importanti, come l'isolamento dei positivi fino a 14 giorni e il tracciamento dei contatti non stretti. O con una vaccinazione di massa limitata a delle micro-aree dove il virus è più vivace. Il Comelico torna a essere osservato speciale. «Grande arrivo dei turisti nel fine settimana, grande contatto con la popolazione residente, casistica a carico della popolazione residente». Cinquetti pone l'accento sui turisti, specificando che se la casistica, a un primo sguardo, non sembra così elevata (circa 20-25 casi al giorno), «lo diventa nel momento in cui la si rapporta al numero di abitanti». Ragionamento che, con parole diverse, aveva espresso anche il governatore del Veneto Luca Zaia nella diretta Facebook di giovedì: «Probabilmente queste le parole riferite al Comelico, pronunciate venerdì in conferenza stampa c'è un tema di contiguità, di relazioni sociali tali per cui la mascherina magari la si usa troppo poco». E ancora: «Vi ricordo che ci sono alcune realtà che hanno a malapena i bar e qualche piccolo punto vendita. Quindi è inevitabile che l'aggregazione della comunità sia molto concentrata in pochi posti».
LA TENSIONE
Le sue parole non sono andate giù a qualche primo cittadino che le ha lette come un atto d'accusa: «Non è a causa nostra se il Veneto torna arancione spiega il sindaco di Santo Stefano di Cadore, Oscar Meneghetti Tutti, qui, sono d'accordo nel dire che la colpa è dei turisti. Nei fine settimana c'è l'invasione: arrivano su e si sentono i padroni del mondo». La valle del Comelico conta, in totale, 5mila abitanti. E da soli, secondo i primi cittadini che Meneghetti spiega di aver consultato, non bastano a spiegare l'aumento dei contagi: «La Regione doveva mettere dei divieti, invece i turisti hanno avuto carta bianca. Ripetiamo che non è colpa nostra».
LA REPLICA
A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato l'assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin che, giovedì scorso, durante la video-conferenza, era seduta proprio accanto a Zaia. «Stavamo parlando dei territori dove il virus sta viaggiando più forte ha chiarito Oltre all'Alta Padovana, abbiamo evidenziato il Comelico. Il concetto è che essendo piccoli comuni, probabilmente i luoghi di aggregazioni sono pochi, e si possono creare degli assembramenti». Il timore è che si possa ripetere quanto accaduto a ottobre con l'esplosione della seconda ondata di contagi. L'assessore regionale Manuela Lanzarin ha precisato inoltre che «nessuno vuole puntare il dito contro il Comelico. Siamo entrati in fascia arancione perché c'è un quadro generale che comporta una decisione di questo tipo». Alla base della polemica, dunque, un fraintendimento. Senza dubbio il Comelico sta registrando un aumento dei nuovi positivi. Avendo pochi abitanti, l'incidenza sale. Ma la stessa situazione si sta verificando anche in altre zone del Veneto e una sola, per lo più molto piccola, non è sufficiente per decidere le sorti di un'intera regione.
L'ESPERTO
«È da escludere in modo categorico conclude il dottor Cinquetti che la piccola casistica che registriamo in Comelico sia all'origine del passaggio del Veneto in zona arancione. Belluno non è la provincia messa peggio». Però è chiaro che se si prende in considerazione la provincia ai piedi delle Dolomiti, la situazione in Comelico balza all'occhio perché c'è stato un particolare sviluppo epidemiologico: «Una goccia in un contesto ampio e molto complesso. La zona arancione ci aiuterà».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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