Chiusi i centri per disabili: «Per le famiglie è una tragedia»

Lunedì 9 Marzo 2020
Chiusi i centri per disabili: «Per le famiglie è una tragedia»
IL CASO
TREVISO Dopo le scuole, da oggi chiudono anche i centri diurni che accolgono ragazzi e adulti affetti da patologie cognitive, offrendo un valido aiuto alle stesse famiglie. Un dramma che Fabio Brotto ha descritto in un post su Facebook. Lui è stato presidente per 10 anni della onlus Autismo Treviso ed è padre di Guido, 21enne autistico, che ha sempre frequentato prima le scuole pubbliche, cioè nido, elementari, medie e superiori. E poi il centro diurno. «Mio figlio, un autistico a basso funzionamento, totalmente privo di parola e iperattivo, non è mai stato per lungo tempo solo a casa con i genitori. Ha sempre avuto un impegno fuori casa, compagni e adulti con cui interagire» ha scritto Brotto su Facebook. Ora, nulla più di tutto questo. Lui e la moglie sono preoccupati. Anche perchè Guido, essendo iperattivo, ha bisogno di sfogarsi.
SITUAZIONE DIFFICILE
«Da due anni va con regolarità al centro di Castion di Loria, dalle 9.30 alle 16.30, seguito da specialisti e stimolato con attività a lui confacenti come la coltivazione dei campi. Adesso dovremo gestirlo io e mia moglie. Una situazione difficilissima, resa ancora più difficile dall'incertezza riguardo al futuro. Per quanto tempo resteranno chiusi i centri diurni? È una domanda che ci facciamo continuamente e sappiamo che non avrà risposta certa» spiega Brotto. Così, scrive su Facebook: «Autistici a casa all'improvviso, per motivi che loro non possono comprendere. Routine spezzate, consuetudini infrante. Che reazione avranno? Lo stress delle famiglie sarà fortissimo. Se per le famiglie normali avere il figlio o la figlia a casa è un problema, per le famiglie con un ragazzo autistico può essere una tragedia. E non esagero col termine».
LA ONLUS
Che la situazione sia complessa, addirittura ingestibile per tanti genitori, è qualcosa che ben conosce Samuela Rigo, l'attuale presidente della onlus Autismo Treviso. L'associazione cercherà di dare una risposta. Anche se parziale. Anche se provvisoria. Ma almeno ci proverà. «Nel 2009 come associazione abbiamo messo in piedi il progetto l'orto di San Francesco per tenere occupati i ragazzi autistici il sabato e la domenica. Siamo ospitati dalla Realtà di Quinto che, però, ha dovuto chiudere i locali. Così abbiamo pensato di non disperdere l'aiuto prezioso fornito dalla quindicina di operatrici presenti. Abbiamo una manciata di ore alla settimana che possono rivelarsi preziose per quei genitori soli che, magari, devono uscire a fare la spesa e non sanno a chi lasciare il figlio. Oppure per chi ha un'emergenza ma anche un esame all'ospedale prenotato da tempo, com'è capitato a me. Così le operatrici potranno andare a domicilio dalle famiglie con ragazzi autistici, per qualche ora» spiega Rigo. Ammettendo che non sarà la soluzione. «È una goccia nel mare, ma facciamo quello che possiamo». In attesa di riunire tutte le associazioni che supportano famiglie con figli che presentano disabilità intellettiva. «Cercheremo di capire come muoverci tutti insieme, chiedendo l'aiuto di Comuni e Usl» conclude Rigo.
Valeria Lipparini
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