Cherif, così nasce un terrorista ibrido «Aiutato dalla rete jihadista della città»

Giovedì 13 Dicembre 2018
IL RITRATTO
PARIGI Cherif Chekatt ha cominciato da bambino: aveva dieci anni quando è finito per la prima volta al commissariato. Il poliziotto di Hohberg, quartiere popolare a sud di Strasburgo, se lo ricorda ancora: «il profilo tipico del delinquente dei quartieri difficili».
RELIGIONE
Da allora non ha smesso più: prima condanna a 13 anni, prima volta in carcere a 21, fino all'altro ieri, quando ha cominciato a sparare e a pugnalare al mercato di Natale di Strasburgo. Qualcuno lo ha sentito gridare Allah Akbar. Da gangster a jihadista. Anzi, un gangster jihadista, come li etichettano ormai ufficialmente in Belgio, i nuovi terroristi ibridi, che sparano per rapinare, per estorcere per spacciare e poi, improvvisamente, sparano per Allah. In moschea Cherif ci andava, ma non in modo assiduo. Chi nella sua foto segnaletica ha voluto vedere il segno scuro sulla fronte che indica il musulmano devoto, che prega ogni giorno col capo in terra, sbaglia secondo i suoi vicini: «veniva ogni tanto alla moschea ma stava molto per conto suo, parlava poco» ha raccontato al Parisien un diciottenne. Dei sei fratelli e sorelle Chekatt, è Sami il più devoto, vicino a un gruppo salafita. Cherif è soprattutto la disperazione della famiglia. C'è chi ha parlato di un padre violento, ma gli abitanti del quartiere raccontano di una famiglia modesta ma solida, di origine marocchina, «persone per bene» secondo Ahayoumen: conosce entrambi i genitori, Abdelkrim e Raoudja, che si sono rassegnati da anni a vedere il figlio «entrare e uscire di prigione». «Ma mai dice Ahayoumen e chiunque lo conosce, o lo incrocia, visto che di amici ne ha pochi avrei pensato che potesse diventare un terrorista».
FEDINA PENALE
Via da scuola a 16 anni senza nessun diploma, la vita di Cherif è scritta sulla sua fedina penale: in 29 anni, 27 condanne, 67 segnalazioni, furti, rapine, violenze, rapine, estorsioni, due anni di carcere in Francia, un anno e mezzo in Germania, schedato Fsprt nel gennaio 2016 come radicale a carattere terrorista e schedato S nel maggio 2016 come pericoloso per la sicurezza dello stato.
Ad agosto era andato con una banda di altri quattro compagni a casa di un rivale: lo aggrediscono e lo feriscono in modo grave. È per questo tentato omicidio che la polizia si è presentata a casa sua martedì mattina. Gli agenti hanno già arrestato gli altri quattro compagni. Cherif a casa non si fa trovare, la polizia trova una bomba a mano, una pistola calibro 22, alcuni testi in arabo. Ma nessun testamento, niente che lasci pensare che Cherif sia pronto a un attacco. Quando, alle undici di sera, un tassista si presenterà in un commissariato dicendo di avere appena lasciato a Neudorf un uomo ferito, armato, che ha detto di aver ammazzato dieci persone e di avere una bomba a mano a casa, i poliziotti capiscono subito chi sia.
VIVAIO
Non si escludeva l'esistenza di complici, o addirittura di una rete. Strasburgo è da tempo considerata un vivaio della Jihad francese. Quasi quaranta sono state le partenze di giovani per i campi di addestramento dell'Isis in Siria. Foued Mohamed Aggad, uno dei tre terroristi del Bataclan era di Wissembourg, un po' più a nord, sempre alla frontiera con la Germania.
È proprio allora che si comincia a parlare della filiera di Strasburgo, una cellula composta da una decina di giovani partiti in Siria nel 2013 con Aggad e tornati in sette in Francia l'anno dopo. Nel dicembre 2015 Oumar Diaw, un jihadista di Schiltigheim poi partito e probabilmente ucciso in Siria, era stato sospettato di voler commettere un attentato il giorno di Natale nella cattedrale di Strasburgo. La filiera di Strasburgo non è in realtà una cellula organizzata, ma una rete di percorsi individuali e piccoli gruppi a volte connessi tra loro. Chekatt potrebbe averli incrociati.
Fr. Pie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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