Carlo Nordio
La sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'ergastolo ostativo incompatibile con la nostra Carta fondamentale, può essere letta sotto tre profili: quello giuridico, quello politico e quello storico.
Primo profilo. Per il lettore digiuno di giuridichese, detta in termini accessibili, la norma incriminata vieta la concessione di alcuni benefici, come la liberazione condizionale, a persone condannate all'ergastolo per reati di criminalità organizzata che non abbiano collaborato con la giustizia. A prima vista, potrebbe anche sembrare ovvio: se sei un mafioso, finché non collabori dimostri di essere ancora inserito nella consorteria, non ti sei risocializzato, e quindi devi scontare la pena per intero.
Ma le cose non sono così semplici. Ad esempio un ergastolano, dopo trent'anni di carcere, può benissimo essere pronto a rientrare, magari gradualmente, nella società civile senza essere pericoloso, ma non vuole che, collaborando, questo pericolo lo corrano i suoi familiari, sui quali l'organizzazione potrebbe vendicarsi.
Oppure teme che, vuotando il sacco, debba rivelare altri reati commessi a suo tempo, e quindi aggravare, anziché alleggerire, la propria posizione. Insomma si rifiuta di collaborare non per complicità, ma per timore. E poiché la nostra Costituzione dice che la pena deve tendere alla rieducazione (...)
Continua a pagina 23
© RIPRODUZIONE RISERVATA La sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'ergastolo ostativo incompatibile con la nostra Carta fondamentale, può essere letta sotto tre profili: quello giuridico, quello politico e quello storico.
Primo profilo. Per il lettore digiuno di giuridichese, detta in termini accessibili, la norma incriminata vieta la concessione di alcuni benefici, come la liberazione condizionale, a persone condannate all'ergastolo per reati di criminalità organizzata che non abbiano collaborato con la giustizia. A prima vista, potrebbe anche sembrare ovvio: se sei un mafioso, finché non collabori dimostri di essere ancora inserito nella consorteria, non ti sei risocializzato, e quindi devi scontare la pena per intero.
Ma le cose non sono così semplici. Ad esempio un ergastolano, dopo trent'anni di carcere, può benissimo essere pronto a rientrare, magari gradualmente, nella società civile senza essere pericoloso, ma non vuole che, collaborando, questo pericolo lo corrano i suoi familiari, sui quali l'organizzazione potrebbe vendicarsi.
Oppure teme che, vuotando il sacco, debba rivelare altri reati commessi a suo tempo, e quindi aggravare, anziché alleggerire, la propria posizione. Insomma si rifiuta di collaborare non per complicità, ma per timore. E poiché la nostra Costituzione dice che la pena deve tendere alla rieducazione (...)
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