Carlo Nordio

La decisione del Pd di approvare l'emendamento soppressivo

Giovedì 16 Gennaio 2020
Carlo Nordio

La decisione del Pd di approvare l'emendamento soppressivo della proposta di legge Costa sulla prescrizione, cioè di lasciare le cose come stanno allineandosi al giustizialismo grillino, ci induce a due considerazioni, l'una giuridica e l'altra politica: ed entrambe sono considerazioni amare.
Sotto il profilo giuridico, la nuova legge sulla prescrizione è una mostruosità indegna di un paese civile. Prima di tutto è di dubbia costituzionalità, perché allungando i tempi dei giudizi confligge con il principio della loro durata ragionevole. In secondo luogo è afflittiva per le vittime, che vedranno i risarcimenti rinviati di anni e forse di decenni, al momento della sentenza definitiva. E infine è disonorevole per lo stesso governo, che aveva solennemente promesso di introdurla unitamente alla riforma diretta a rendere i processi più rapidi. Riforma di là da venire, surrogata da una vaga e generica dichiarazione di intenti da parte del ministro Bonafede su un varo in tempi rapidi (sono passati mesi ormai) alla quale non crede nessuno. Del resto la riprova dell'ambiguità è nelle cose: sarebbe bastato introdurre le due novità simultaneamente, mentre l'una è certa nei suoi danni, l'altra è incerta nel se e nel quando dei suoi rimedi. Né varrebbe confidare nel cosiddetto lodo Conte, che limiterebbe gli effetti funesti della sospensione della prescrizione alle sentenze di condanna, escludendo quelle di proscioglimento. (...)
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