Carlo Nordio
In tremila e duecento pagine di motivazione, il Tribunale di Roma

Mercoledì 18 Ottobre 2017
Carlo Nordio
In tremila e duecento pagine di motivazione, il Tribunale di Roma ha dipanato la matassa delle colpe dei protagonisti dell'inchiesta Mondo di mezzo, e ha spiegato le ragioni delle pene severe inflitte agli imputati principali. E' una sentenza che rende onore alla magistratura. Essa contiene anche due buone notizie ed ispira una considerazione finale. La prima buona notizia è che, pur nella gravità degli episodi emersi, siamo stati liberati da un incubo. I Giudici hanno infatti riconosciuto l'esistenza di un'associazione per delinquere, ma hanno escluso quella di stampo mafioso.
La differenza è fondamentale, perché quest'ultima si connota essenzialmente per il suo carattere intimidatorio, e quindi costituisce un pericolo mortale non solo per l'economia e la buona amministrazione, ma per la stessa convivenza civile. Ebbene, il punto centrale della decisione, per quanto qui ci interessa, risiede proprio nell'affermazione «che non esistono provate attività intimidatorie del gruppo». E questa è, appunto, una buona notizia: perché se fosse emerso che Roma era contaminata, se non addirittura governata, da una congrega violenta e ricattatrice, ne sarebbe derivato un grave allarme per la nostra stessa democrazia, e un rovinoso discredito davanti al mondo. La corruzione infatti esiste ovunque, dagli Stati Uniti dove spesso fioccano condanne a secoli di reclusione, fino alla Cina dove non di rado qualche amministratore infedele finisce fucilato.
Segue a pagina 23

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