Cantieri come a Genova Bucci: «Si possono fare»

Mercoledì 24 Febbraio 2021
L'IDEA
BELLUNO «Per arrivare pronti alle Olimpiadi dobbiamo usare il Modello Genova». Con qualunque politico bellunese si parli la ricetta è la stessa: «Se ci sono riusciti con il Ponte Morandi possiamo riuscirci anche noi». E ieri a confermare che quel modello di efficienza è replicabile anche tra le Dolomiti è stato proprio il sindaco di Genova, e Commissario della ricostruzione dopo il crollo del viadotto, Marco Bucci che pur precisando «di non esprimersi nel merito di progetti che non conosco e non ho avuto modo di approfondire» ha spiegato che «il Modello è certamente esportabile e può essere applicato a qualunque altra infrastruttura di cui il Paese possa avere bisogno».
IL COLLOQUIO
«Non abbiamo fatto miracoli - spiega il sindaco al Gazzettino - abbiamo lavorato come avrebbe fatto qualsiasi azienda privata, avendo la possibilità di evitare i lacciuoli della burocrazia. L'unica deroga utilizzata, com'è noto, è stata procedurale sul codice degli appalti certamente non sostanziale - che ci ha permesso di risparmiare sui tempi». Una scorciatoia che nel caso delle quattro varianti bellunesi (Tai, Valle, San Vito e Cortina) permetterebbe di accorciare ulteriormente i tempi anche ora che le opere hanno già il lasciapassare della commissione Via. «Seguendo il Codice degli appalti europeo - riprende Bucci - abbiamo sempre lavorato in parallelo, facendo partire in contemporanea procedure di approvazione e cantieri. Modi giusti, costi giusti, tempi giusti. Tutto questo utilizzando le più moderne tecniche di project management. Ritengo che questo metodo di lavoro straordinario dovrebbe diventare la normalità, permettendo così all'Italia di essere un Paese in grado di competere in pieno con l'Europa in termini di infrastrutture, movimentazione delle merci e delle persone».
GLI OSTACOLI
Negli ultimi giorni a pigiare sul freno del Modello Genova è stata però la Corte dei Conti. La magistratura contabile ha messo in guardia il governo rispetto al ricorso degli strumenti semplificati. Un esecutivo di così larghe intese, tuttavia, potrebbe facilmente riuscire a superare l'ostacolo come mette in chiaro un parlamentare bellunese di lungo corso: «Abbiamo il dovere di accelerare, con buona pace di tutti gli organi dello Stato che in questa fase devono fare la propria parte» ha spiegato ieri l'esponente Pd, Roger De Menech. «Se non è stato sufficiente un decreto apposito del 2017, l'articolo 50 in cui abbiamo introdotto procedure semplificate, lo dico con il cuore in mano: è una sconfitta della tecnica. La politica ha stanziato i soldi e per tempo. Ma la burocrazia non è riuscita a fare la propria parte. Allora bisogna essere ancora più radicali e togliere dei passaggi. Se con le procedure attuali non si riescono a realizzare le opere essere più radicali. Nel 2017 assieme all'allora ministro Graziano Delrio avevamo provato a farlo. Altri partiti puntarono il dito sul rischio di favorire gli amici degli amici. Lo scorso anno sono stato relatore della Legge olimpica, anche in quel caso mi sarei augurato più coraggio».
MODELLO VAIA
«La burocrazia è un limite non indifferente per il nostro territorio - rilancia Paolo Saviane (Lega) dal Senato - determinati interventi sono necessari. Vanno concordati ma poi realizzati. Il modello su cui puntare è sicuramente quello commissariale come successo per Vaia gestito da Zaia e Bottacin».
LA MANODOPERA
Ad introdurre un altro elemento di difficoltà è il presidente della Provincia, Roberto Padrin, anche lui in pressing per il Modello Genova sulle opere viarie per le Olimpiadi 2026 (oltre alle varianti che dovevano essere pronte per il 2021 le due tangenziali di Cortina e Longarone). «Le aziende faticano a trovare lavoratori e questo allunga ancora i tempi». Fermo restando che le quattro varianti viaggiano con un ritardo di anni e saranno ultimate, stando alle ultime dichiarazioni ufficiali di Anas solo nel 2024.
Andrea Zambenedetti
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