«La macchina dello Stato non funziona per questo il Paese non sta più insieme»

Sabato 18 Agosto 2018 di Marco Ventura
«La macchina dello Stato non funziona per questo il Paese non sta più insieme»
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Nel crollo del Ponte Morandi a Genova sembra essersi sgretolata anche l'unità nazionale, la coesione morale e sociale? «Lascio che siano gli altri a perdersi nelle solite chiacchiere sulle coesioni. Il problema è semplice: la crisi della politica italiana viene da molto lontano e com'era prevedibile, è già diventata una crisi addirittura tecnico-amministrativa. Questo non è più uno Stato che funzioni. Manca un governo effettivo del Paese in grado di fare riforme necessarie che ci trasciniamo dalla fine degli anni '80 e questa impotenza, questa inefficienza politica ha generato una caduta di tutti gli apparati». Scetticismo apocalittico quello del filosofo Massimo Cacciari. «Lo Stato dice - non ha più l'ordinaria manutenzione e questo vale in tutti i settori. Non si sa più chi sia responsabile di cosa... La macchina burocratico-amministrativa è impazzita».
 
Da cosa dipende?
«Dalla mancanza di direzione politica. Rimettere in piedi questo Paese è infinitamente più complicato che fare un governo e selezionare una classe politica. Piove e la terra frana, nevica e c'è la valanga, ma non si capisce chi deve controllare il corso d'acqua, il bacino, il ponte Il sistema non regge più, grazie a una classe dirigente che in trent'anni ha prodotto solo scombinatissime riforme: la manutenzione dovrebbe essere responsabilità delle Province che sono mezzo sfasciate, senza risorse, riformate nel senso che non dovrebbero esserci più. Sono riforme di dissesto, non di riassetto. Ecco perché invece di chiacchierare di coesioni sociali e vogliamoci bene, bisogna porsi un problema di tecnica politica: sburocratizzare, velocizzare, rifare le leggi sugli appalti, ricreare una classe tecnico-amministrativa capace, con scuole idonee come in Francia. Ripartire dalle elementari.»
Ma il sistema non siamo noi?
«Ognuno di noi è all'interno di determinate strutture, organismi, enti, uffici ma difficilmente l'iniziativa per esempio di svolgere determinati controlli viene presa autonomamente, ci vogliono indirizzi politici chiari. Espliciti e dichiarati. I cittadini da soli non possono disegnare connessioni e reti. Il sistema va disegnato da un governo politico ed è la sua assenza ad avere generato l'esplosione del sistema stesso.»
Adesso però al governo c'è l'antipolitica
«L'antipolitica ha denunciato chi governava in precedenza, eppure non è riuscita ad affrontare e comprendere quel vuoto su cui ha vinto. Adesso sono loro a cercare di sfangarsela, ma mi pare che abbiano idee di riassetto tecnico-amministrativo della baracca molto confuse, come dimostrato a Genova. Dev'esserci una strategia di manutenzione sistemica di tutte le infrastrutture e bacini. Va presa in mano la questione infrastrutturale e ambientale in modo scientifico, ma questi non hanno la più pallida idea delle priorità, da dove cominciare. Dove attingere le risorse.»
Riusciranno ad appianare le contraddizioni nel governo?
«C'è una tale vis dominandi di Salvini e Di Maio, che probabilmente ci riusciranno, ma senza risolvere i problemi. Guardi la scuola. Là non ci sono i morti, eppure scuola ricerca e Università vengono lasciate andare alla malora, e alla lunga questo fa guai peggiori del Ponte di Genova. Su educazione e formazione non ci sono contraddizioni ma silenzio. Non dicono nulla. Allucinante.»
Rinascerà una classe politica?
«Le classi politiche non si inventano a tavolino soltanto perché ce n'è bisogno. Se vivessimo in un'altra epoca o un altro contesto, direi che ci sarà una catastrofe. Un salto, un mutamento, avverrà a livello europeo, non nazionale. Siamo sull'orlo del precipizio. Tutto potrebbe esplodere con le elezioni europee del prossimo anno. Nuove classi politiche nascono da catastrofi e rivoluzioni.»
È quello che si augura?
«Non lo spero affatto, le catastrofi sono sempre dolorose. Ma faccio memoria storica e vedo che è sempre successo così. L'unica speranza è che questo governo è fatto da giovani. Se comprendono la strutturalità della crisi, magari insieme a giovani di altre forze politiche, qualcosa possono fare Salvini e Di Maio con Renzi.»
La salvezza è nel ricambio generazionale?
«Sì, ma non servono i rottamatori.»

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Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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