«C'è una forza cieca e irrazionale che si muove contro i principi fondamentali dell'umanità»

Martedì 11 Aprile 2017
«C'è una forza cieca e irrazionale che si muove contro i principi fondamentali dell'umanità»
Senza coordinamento tra paesi europei non si sconfigge il terrorismo. E senza cooperazione tra stati, l'Europa non risolverà la questione dei flussi migratori, destinati ad aumentare. Ha parlato dei grandi nodi - e delle grandi paure - del nostro tempo il procuratore anti-mafia Franco Roberti, puntando il dito proprio sui limiti di una Ue dove «purtroppo stanno prevalendo le pulsioni nazionali». Ieri Roberti era Venezia, per presentare il suo libro Il contrario della paura. Perché terrorismo islamico e mafia possono essere sconfitti, in un dialogo, a cui ha partecipato anche il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, con il procuratore reggente di Venezia, Adelchi D'Ippolito, il direttore del Gazzettino, Roberto Papetti, e Ferruccio De Bortoli. La riflessione di un magistrato che ha dedicato la vita alla lotta e alla mafia e al terrorismo, ma che «mai avrebbe pensato di scrivere un libro» ha confessato. Invece, a fargli cambiare idea, sono state le parole dei genitori di Valeria Solesin, la giovane veneziana uccisa nell'attentato al Bataclan del 13 novembre 2015. Quelle parole «mi hanno toccato moltissimo» ha detto Roberti, davanti al pubblico delle Sale Apollinee della Fenice, dove tra tante autorità e addetti ai lavori, c'erano anche loro: Alberto Solesin e la mamma Luciana. «Ho pensato che era giusto dare una testimonianza del nostro lavoro verso italiani come i genitori di Valeria, gente per bene, di pace, di dialogo, che rispetta la dignità degli altri...» Roberti ha invitato a non confondere terrorismo e immigrazione, «fenomeni distinti». Quel che manca, per il procuratore, è la cooperazione tra paesi europei: «Se non arriveremo a regole comuni da applicare a tutti i paesi ci troveremo di fronte a un'immigrazione in crescita». La «salvezza delle persone in mare, l'accoglienza e l'integrazione sono fondamentali» ha ribadito Roberti che, però, ha anche messo in luce la «mancanza di unità di vedute nell'applicazione». E partendo dalla sua esperienza nella lotta al traffico di uomini, ha ammesso come l'«impegno per la salvezza delle persone in mare abbia finito per favorire il lavoro dei trafficanti». Ed ecco la necessità di «contrastare questi fenomeni alla base, andando nei paesi di provenienza». Servirebbe una «volontà politica di risolvere il problema a livello europeo» che manca. Una carenza, quella europea, che Roberti ha sottolineato anche sul fronte della lotta al terrorismo. «Servirebbe un coordinamento internazionale. Il procuratore europeo potrebbe svolgere una funzione importante, ma è una figura che tarda a venire alla luce». Eppure il coordinamento tra Procure anti-mafie e anti-terrorismo, in Italia, si è rivelato fondamentale. «Abbiamo una cultura del coordinamento, un'ossessione nel far circolare le informazioni, che altri non hanno. E siamo all'avanguardia, ci viene riconosciuto». Un'«attenzione alla prevenzione che non ci rende immuni» (restiamo un «paese ad alto rischio») ma che va riconosciuta. E che per Roberti è alla base anche del recente arresto a Venezia della cellula di kosovari.
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