Bruxelles delusa prepara sanzioni Merkel: le regole vanno rispettate

Mercoledì 14 Novembre 2018
LA REAZIONE
STRASBURGO A nulla sono serviti i richiami, gli appelli europei alla ragionevolezza. E anche l'ultimo invito della cancelliera tedesca Angela Merkel al dialogo con la Commissione europea in nome della stabilità dell'Eurozona. Niente da fare. Con le stime di crescita e i saldi di bilancio invariati è difficile che la manovra italiana passi all'esame Ue. Così si avvicina il momento delle decisioni e ci si aspetta che il 21 novembre la Commissione apra la procedura contro l'Italia per violazione della regola di riduzione del debito. La scorsa primavera Bruxelles aveva salvato' in extremis l'Italia dalla procedura per il debito 2017 con una condizione: proseguire il consolidamento del bilancio. Ora questo impegno viene negato. A Bruxelles lunedì si riuniranno di nuovo i ministri dell'Eurogruppo per discutere sulla riforma dell'unione monetaria. Il caso Italia non è all'ordine del giorno, tuttavia è lì sotto gli occhi di tutti. Impossibile che non se ne parli. Si vedrà.
L'ITER
Se procedura ci sarà, si aprirà una fase quanto mai complicata per due motivi. Il primo è che la Commissione non ha mai fatto un passo del genere sul debito. Il secondo è che il governo Conte si muove in una logica di contrapposizione frontale verso la Ue. Una procedura di correzione della finanza pubblica implica un controllo regolare delle scelte governative, boccone amarissimo per un governo allergico agli interventi Ue. Si profilano tensioni a valanga. Poi c'è il fattore mercati con lo spread a quota 300. Tra 8 giorni la Commissione, se arriverà formalmente alla conclusione che l'Italia non ha di fatto modificato la legge finanziaria, presenterà l'opinione definitiva (negativa) sul bilancio e il rapporto sul debito. Entro 15 giorni deve pronunciarsi il Comitato economico Ue (sono rappresentati gli Stati membri) dopodichè la Commissione proporrà una decisione che attesta l'esistenza di un deficit eccessivo. Poi fisserà i limiti di tempo entro cui l'Italia dovrà correggere i conti, con gli obiettivi di deficit sulla base delle stime Ue, la quantificazione delle misure per raggiungerli. I tempi per prenderle sono sei mesi o anche tre se la situazione viene giudicata particolarmente grave. Ogni decisione passa dai ministri.
Nel caso in cui la violazione delle regole sia considerata grave la Commissione può proporre che l'Italia accantoni un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil (3,6 miliardi di euro). Scattano le missioni Ue per verificare ogni tre mesi l'andamento della situazione. Solo nel caso in cui l'Italia non dovesse agire si passerebbe alla sanzione vera e propria, pari allo 0,2% del pil e se la violazione continua la Commissione deve proporre di sospendere parte o tutti gli impegni nel quadro dei Fondi strutturali e di investimento.
I tempi di decisione non sono brevi: prima di gennaio l'Eurogruppo non affronterà il caso Italia a meno che i governi non decidano altrimenti.
Infine, nella valutazione delle misure e dei tempi c'è margine di flessibilità. Tutto dipenderà dall'esistenza di un dialogo oppure dalla persistenza del muro contro muro'.
A poche ore dalla decisione del governo, Angela Merkel aveva invitato il governo alla ragionevolezza.
L'INVITO
Agli europarlamentari riuniti a Strasburgo la cancelliera aveva detto: «L'Italia ha deciso con tutti gli altri Stati regole che sono la base giuridica dell'Unione, non si può adesso dire semplicemente che questo non interessa più. A me non spetta dire altro, ora è la Commissione che sta svolgendo un ruolo importante ed è importante si giunga a una soluzione. E che ciò sia fatto nel dialogo con le autorità italiane, questo lo ha detto anche il premier Conte». Chiaro il suo messaggio all'Italia: dialogate con Bruxelles. La sua linea è quella di sempre: «La nostra moneta comune può funzionare solo se ogni singolo Stato adempie alle proprie responsabilità per finanze pubbliche sostenibili». Messaggio non recapitato.
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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