Banda dell'abbraccio: capolinea in provincia

Venerdì 24 Maggio 2019
I COLPI
VENEZIA Un'operazione di portata internazionale, che ha visto il coinvolgimento dell'Europol, meeting operativi in Olanda, furti tradotti in capitali milionari reinvestiti in ville e auto di lusso. Ma a lanciare il sasso nel lago che poi ha innescato tutti i cerchi investigativi che hanno portato a un bilancio di dieci arresti, 42 indagati e 1.600 auto sequestrate, è stata quella piccola stazione locale di Stra. Il comandante, il maresciallo maggiore Angelo De Marco, non è un uomo abituato alle conferenze stampa: preferisce non sedere al tavolo e rimanere in disparte, per rispondere alle domande solo se necessario. È evidente, però, il lavoro dei suoi uomini sia stato fondamentale per tracciare una prima linea di collegamento che univa tutti i della provincia. «Siamo partiti da un episodio avvenuto in Riviera - spiega - e siamo arrivati a catalogarne una ventina, tutti riconducibili allo stesso gruppo». Più l'affare montava, più era evidente che il personale a disposizione della caserma di Stra non fosse sufficiente. Servivano strutture, professionalità e numeri, soprattutto, di un nucleo dedicato: per questo sono subentrati gli specialisti dell'investigativo. «Ma il ruolo della stazione, così come i suoi meriti, non vanno dimenticati», ha voluto precisare nella sua presentazione il comandante provinciale, Claudio Lunardo.
NON SOLO OROLOGI
Nel Veneziano sono tanti i colpi messi a segno dal gruppo: quelli contestati ufficialmente sono 13, ma quelli su cui starebbero indagando i carabinieri sono circa una sessantina. L'obiettivo principale, appunto, erano i Rolex. Ma in diversi casi sono riusciti ad allargare il raggio ai centri commerciali. Le contestazioni riguardano tutte il 2017: praticamente si parla di almeno un colpo al mese. Il furto di un rolex a Mestre (8 mila euro), un altro in fotocopia a Marcon il 14 marzo (10mila euro). Sempre a Marcon, il 26 maggio, era sparita una collanina (mille euro). Il 23 luglio i clan romeni erano riusciti a colpire per ben quattro volte: una collanina d'oro a Santa Maria di Sala (1.500 euro), un orologio di Bulgari da 15mila euro a Marghera, una collana d'oro a Mestre (1.500 euro) e per concludere un Rlex a Jesolo (14mila euro). A Stra, il 9 ottobre, il colpo effettivamente era stato importante: perché i ladri si erano impossessati di un orologio Audemars Piquet del valore di 22mila euro. In Riviera avevano colpito ancora a Mira il 29 luglio, tremila euro di bottino per una collana e un orologio, e nel Miranese a Mirano il 12 ottobre, con una collana da 1.600 euro. Si aggiungono, infine, un orologio rubato il 10 ottobre a Jesolo (5mila euro) e uno il 18 luglio a Musile (16mila euro). Gli uomini del gruppo, quando entravano in azione per rubare, si dedicavano ad altri furti con destrezza. Per esempio quello del 19 settembre a Marghera, al centro commerciale, non ha avuto un anziano come vittima, ma una gioielleria della Nave de Vero, la Orora. Protagonista Levers Dumitru, 22 anni, che dopo aver distratto la commessa, con un braccio era riuscito a far sparire da uno scaffale in alto due bracciali, due collane e un anello. Valore totale del colpo: 24mila euro.
INCROCIO STRATEGICO
Altro punto veneto bersagliato di furti, oltre al Veneziano, è stato il Veronese. Anche questa, però, non era una scelta casuale. La città scaligera, infatti, era un incrocio strategico perfetto per tutte le autostrade che la attraversano. E così, dopo aver colpito, i banditi riuscivano a cambiare tre stati in 18 ore.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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