Banche, prestiti sempre più difficili da marzo bruciati quasi 40 miliardi

Giovedì 25 Ottobre 2018
EFFETTO DOMINO
ROMA Sale l'impatto negativo sulle banche del nuovo corso della politica: dal 5 marzo a ieri gli istituti quotati in Borsa hanno bruciato 39,6 miliardi di valore, mentre a parte va contabilizzato il deprezzamento per 2 miliardi circa dei titoli di Stato in portafoglio a causa di uno spread ieri risalito a quota 322. L'ulteriore onere della svalutazione di Bot e Btp si traduce in una riduzione aggiuntiva dell'indice Cet1 mediamente del 21% circa rispetto a fine giugno. Domani sera poi è in arrivo il rating di S&P e la previsione è che sia ugualmente negativo come quello di Moody's che, venerdì 19, ha ridotto il giudizio a Baa3, pur mantenendo l'outlook stabile. Una seconda bocciatura, sebbene ampiamente già scontata nei prezzi, accrescerebbe la sfiducia dei mercati sul Paese. Insomma, quello che avrebbe dovuto essere il «governo del cambiamento», al momento sta riducendo fortemente la solidità del sistema bancario italiano: dal 16 maggio (giorno delle prime indiscrezioni sul Contratto Lega-M5S) a ieri, sul listino le banche italiane hanno lasciato 9,5 miliardi di capitalizzazione. Per fare un confronto con i competitor europei, si consideri che da metà maggio le sei principali banche europee hanno perso mediamente il 22% circa di valore contro una media del 35% degli istituti italiani.
Questa batosta ha molte conseguenze negative. Rende i nostri istituti scalabili perché il loro valore è diminuito e, abbassando l'indice patrimoniale, si riduce la possibilità di finanziare le famiglie e le imprese. Qualche esempio. Intesa Sanpaolo, la corazzata del sistema bancario italiano e nostro fiore all'occhiello in Europa per solidità e redditività, dalle ultime elezioni, ha perso il 35,9% di valore: oggi capitalizza 33,2 miliardi contro 47 miliardi di allora.
IFIS MAGLIA NERA
Un'altra conseguenza della bufera scatenatasi sull'Italia è il tramonto, almeno per ora, dell'alleanza tra Blackrock ed Eurizon, la società di gestione del risparmio di Intesa Sanpaolo. Secondo indiscrezioni riportate dall'agenzia Bloomberg, l'interesse del gestore Usa, per una quota di minoranza di Eurizon, si sarebbe raffreddato dopo un recente incontro tra le parti, le cui posizioni sarebbero rimaste distanti sul prezzo e su altre aspetti come la governance e le strategie. «Venderemmo solo a un player globale una quota di minoranza di Eurizon, come parte di un'operazione più grande di aggregazione con un altro asset manager», ha detto in agosto il ceo Carlo Messina.
Dal punto di vista statistico, dalle elezioni l'istituto che ha perso di più è Banca Ifis (-58%), seguito da Mps (-55%), Banco Bpm (-45,6%), Carige (-44,5%). Da metà maggio sullo scalino più alto sale Mps (-57,2%), seguito da Banca Ifis (-56,6%), Carige (-46,5%), Banco Bpm (-45,6%), Ubi (-38,5%), Unicredit (-35,9%). La meno penalizzata è FinecoBank che ha bruciato solo l'8,8% dalle elezioni e il 5,1% dal Contratto. In Europa annaspa Deutsche Bank che ieri ha comunicato i dati della trimestrale in pesante discesa: da marzo il titolo ha perso il 30,8% pari a 8,1 miliardi e ieri capitalizzava 18,3 miliardi. Ma Deutsche è uno degli istituti che se la passa peggio in Europa, tanto che il governo di Berlino sta organizzando un salvataggio ad opera di Commerzbank, di dimensioni inferiori: di qui l'ipotesi di un aumento di capitale monstre dell'ordine di 15 miliardi. In questo contesto, da notare che il 2 novembre usciranno le pagelle degli stress test: secondo Giovanni Razzoli di Equita, il mercato potrebbe scontare un aumento del Pillar 2 (la componente variabile del patrimonio) con la stima di un calo dell'indice Cet1 di 145 punti base, maggiore rispetto al 2016. Le conseguenze dell'aumento dello spread, causato prima dalle dichiarazioni incontrollate e poi dalla qualità della manovra, potrebbero riaprire il capitolo delle ricapitalizzazioni, ferme da febbraio 2017 con i 13 miliardi di Unicredit .
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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