Auto, costruttori convocati martedì pronta la marcia indietro sull'ecotassa

Sabato 8 Dicembre 2018
IL FOCUS
ROMA La quiete dopo la tempesta. Quello che sembrava un uragano dalle conseguenze devastanti, l'ennesima frizione in grado far saltare il governo, si è rapidamente trasformato in una tempesta tropicale. E, a questo punto, non si meraviglierebbe nessuno se presto diventasse un'uggiosa pioggerellina autunnale.
Visto il fronte di sbarramento privo di qualsiasi crepa, i leader politici dei movimenti che sostengono l'esecutivo e hanno un ruolo ministeriale tutt'altro che irrilevante, non hanno impiegato molto a fare marcia indietro. Lo ha fatto prima Salvini e poi Di Maio. Uno è stato più categorico dell'altro. Poco importa, aria fritta. Quello che appare scontato è che questo provvedimento «non s'ha da fare». Come salvare la faccia di chi, preso da troppo entusiasmo e da uno spirito ecologista alquanto confuso, si era spinto troppo avanti in nome di qualche nascosto passaggio del contratto si scoprirà nei prossimi giorni. Su un punto i due vicepremier appaiono perfettamente allineati e questo, più che un dettaglio, e uno dei cardini delle rispettive campagne elettorali.
«Non metteremo nuove tasse, tantomeno sull'auto», è la sintesi dei diversi interventi dei leader di Lega e M5S. Ieri, dopo essere stato criticato dai verdi, l'emendamento sembrava aver trovato un briciolo di consenso da parte di Legambiente che ha apprezzato la direzione ma, come hanno fatto quasi tutti, ha promosso il bonus bacchettando fra le righe il malus.
I CRITERI SOCIALI
«Il testo va modificato e migliorato, così com'è potrebbe non avere gli effetti desiderati e non favorire la riduzione delle emissioni perché non tiene conto dei criteri sociali», ha spiegato il presidente Stefano Ciafani.
In altre parole se si tassano quei modelli che invece andrebbero incentivati per rottamare le vecchie carrette, la qualità dell'aria non la miglioreremo mai. Le virtuose elettriche meritano tutti gli onori e pure qualche premio, ma quanto potranno aumentare nel 2019 le 5.000 vetture a batterie che si venderanno quest'anno?
BARRICATE SUI MALUS
Non può essere sicuramente questa la direzione per svecchiare rapidamente il parco circolante, anche perché non ci sono privati fra gli acquirenti di auto ad emissioni zero, ma tutte aziende e noleggi, a breve o a lungo termine. Martedì prossimo i costruttori saranno ricevuto al Mise e ascoltai da Di Maio. Diranno la loro.
L'ipotesi più sensata sembra quella di lasciare dei piccoli bonus (per indicare agli automobilisti la direzione futura senza alterare i delicati equilibri di mercato) e far finta di aver scherzato sui malus che così come sono stati impostati mascherano una poderosa manovra di tassazione peraltro forse nemmeno voluta. Il quadro della situazione è facile da fotografare.
NECESSITÀ DI CHIAREZZA
Con l'attacco al diesel delle amministrazioni locali le vendite di questa motorizzazione sono crollate del 25% negli ultimi mesi e i clienti si sono rifugiati sulle auto a benzina cresciute di altrettanto. Le quote di mercato di questi due tipi di vetture a novembre 2017 erano separate di oltre 25 punti ora di meno di 5. La domanda si è quindi spostata sul benzina che emette più CO2 (in tutte le città italiane c'è stato un consistente aumento della media di questa sostanza sulle vetture immatricolate) e ora si scatena la guerra contro la CO2. Cosa potranno fare gli automobilisti per difendersi? Scappare su Marte.
Giorgio Ursicino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci