Appalto da 70 milioni, aperte due inchieste

Mercoledì 20 Dicembre 2017
IL BRACCIO DI FERRO
PADOVA È una partita delicatissima con una posta enorme: un appalto triennale che sfiora i settanta milioni di euro. Se la stanno giocando, davanti al tribunale amministrativo di Roma, le due associazioni d'impresa che aspirano a gestire l'intera rete di distribuzione elettrica, dai contatori fino ai tralicci, per conto di Enel Italia Srl, nelle province di Venezia, Padova e Rovigo. È il cosiddetto Lotto Tri 3 (Triveneto Sud) assegnato nell'aprile scorso al raggruppamento temporaneo d'impresa composto dal Gruppo Psc Spa, con sede a Maratea (Potenza), nelle vesti di mandatario, e Coigen Srl, di Este, nelle funzioni di mandante, con un'offerta (54,5 milioni di euro annui) di gran lunga inferiore a quella formulata dal Consorzio Triveneto Energia, con sede ad Abano, in associazione temporanea con le società Tecnoelectra Srl, di Camposampiero, e Reka Servizi, di Pasian di Prato (Udine): 68,8 milioni di euro. L'esito della gara ha rappresentato un fulmine a ciel sereno per il raggruppamento di imprese che vanta una collaborazione trentennale con Enel e che si era aggiudicato il precedente appalto. Il Consorzio Triveneto Energia ed il suo presidente Paolo Pescarin hanno voluto vederci chiaro. E capire soprattutto come le aziende concorrenti possano gestire i lavori sul territorio delle tre province (circa 500.000 utenze) con un'offerta inferiore di oltre 14 milioni di euro. Hanno così ottenuto da Enel l'accesso agli atti prodotti in sede di gara da Psc Spa e Coigen Srl.
È emersa un'anomalia. Secondo i concorrenti Coigen avrebbe falsificato un documento. È il cosiddetto certificato carichi pendenti che Enel Italia pretende da tutti i partecipanti alle gare ad evidenza pubblica. Il documento presentato in data 20 dicembre 2016 dal legale rappresentante di Coigen Nicola Giro, in cui si attesta soltanto una piccola pendenza con il fisco, non risulterebbe all'Agenzia delle Entrate di Este. Con quel numero di protocollo sarebbe stato emesso un altro documento, lo stesso ottenuto dal Consorzio Triveneto Energia attraverso una richiesta di accesso agli atti. In questo certificato Coigen risulta avere quattro diverse pendenze di natura tributaria per oltre 600 mila euro di debito nei confronti dello Stato. Per il raggruppamento di imprese uscito sconfitto ce ne sarebbe abbastanza per decretare la revoca dell'appalto e assegnarlo allo stesso consorzio aponense. È quanto Pescarin e soci stanno cercando di ottenere con una richiesta di sospensiva al Tar del Lazio, il cui pronunciamento è atteso dopo le vacanze di Natale. Nel frattempo Pescarin e soci si sono rivolti alla Procura della Repubblica documentando quello che sostengono essere un grossolano falso documentale di Coigen.
Sono due i fascicoli aperti sulla vicenda. Il procuratore Matteo Stuccilli ha operato uno stralcio disponendo la trasmissione per competenza territoriale degli atti collegati alla gara d'appalto di Enel Italia alla Procura di Roma, con un'informativa in cui la Guardia di finanza ipotizza il reato di turbativa d'asta. Al quarto piano del Palazzo di giustizia è rimasto il fascicolo in cui si ipotizza il reato di falso materiale, per ora a carico di ignoti. Oltre alla denuncia del Consorzio Triveneto Energia sul tavolo del pubblico ministero Benedetto Roberti è arrivato l'esposto di Massimo Andemo, all'epoca direttore dell'Ufficio territoriale di Este dell'Agenzia delle Entrate. Nella sua deposizione davanti agli investigatori il funzionario ha dichiarato che il documento consegnato da Coigen in sede di gara d'appalto sarebbe stato falsificato. Non corrisponderebbero al vero né la data di rilascio del certificato e neppure l'ammontare dell'unica pendenza con il fisco. Il documento sarebbe stato inoltre firmato da un soggetto sprovvisto del potere di firma. Nei giorni scorsi i finanzieri della squadra di polizia giudiziaria della Procura hanno interrogato il presidente del Consorzio Pescarin come persona informata sui fatti acquisendo ulteriori conferme su quello che appare come un falso clamoroso.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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