Anche con gli impianti chiusi Capanna Tondi resta aperta

Venerdì 4 Dicembre 2020
Anche con gli impianti chiusi Capanna Tondi resta aperta
IL CASO
CORTINA Alla Capanna Tondi si può pranzare e si può anche dormire. L'idea di aprire comunque il rifugio, a oltre 2.300 metri, in cima all'alpe del Faloria, è del titolare Marco Verzi, che non ha voluto arrendersi alla situazione avversa. «Noi siamo qui tutti i giorni, da venerdì della scorsa settimana. Ho deciso di provarci, anche se ancora non sono in funzione gli impianti a fune, non c'è la funivia per il Faloria, non ci sono le seggiovie per i Tondi. Sono convinto che si possa fare, è un segnale importante da dare. Mi piacerebbe che tutti i rifugi aprissero comunque, per mandare lo stesso messaggio. Non pretendo di incassare tanto, di avere un grande guadagno; conto di rientrare delle spese, ma soprattutto di offrire un servizio al paese».
SODDISFATTO
Verzi è contento di come sono andate le cose in queste prime giornate: «La risposta c'è stata, e pure buona, da parte di molti turisti, ma anche dei residenti. La gente mi telefona, mi chiede come deve fare per salire. Io spiego che non possiamo fare alcun servizio di trasporto e bisogna arrangiarsi. Si sale a piedi da Rio Gere, nella neve, lungo le piste, con un dislivello di 600 metri. Ora è possibile anche usare gli sci con le pelli. Avverto una diffusa volontà di venire quassù; confido che i prossimi giorni, per le festività di dicembre, ci sia ancora di più». Tutta l'attività si svolge nel rispetto delle disposizioni per la sicurezza sanitaria: «Noi riusciamo ad allestire diverse sale da pranzo, ognuna per un massimo di una decina di persone, così da garantire il distanziamento. Il menù è limitato ad alcuni piatti, ad una scelta necessariamente ridotta di primi e secondi, con i nostri dolci. Iniziamo il servizio alle 12 e lo chiudiamo alle 15, in modo da consentire alla gente di scendere tranquillamente sino a valle. C'è chi cammina, chi si diverte con lo slittino, chi usa gli sci».
OSPITALITÀ
Oltre alla ristorazione c'è l'alloggio: «Quassù abbiamo quattro stanze, ognuna da due persone dice Verzi anche in questo caso con il rispetto di tutte le norme, la sanificazione quotidiana. Stiamo verificando come comportarci con la cena, se va servita entro le 18, se possiamo portarla in camera. Quello che è certo è che non potremo proporre il consueto cenone di Capodanno, aperto al pubblico, ma qualcuno potrà vivere comunque un'esperienza unica». La grinta di Marco Verzi, ben deciso a non farsi sopraffare dalla situazione avversa, ha radici solide, ben piantate nella roccia del Faloria.
LUNGA TRADIZIONE
Il bisnonno Annibale Verzi de Bepin fu tra i pionieri dell'ospitalità alberghiera in Ampezzo: alla fine dell'Ottocento aprì nella località Ra Era l'albergo Des Alpes, che nel 1921 divenne l'ospedale Codivilla. La nonna Giuseppina Pagani, sposata a Dino Verzi, gestì dal 1936 al 1941 il rifugio sulla cima del monte Faloria, ai 2.200 metri dell'arrivo della nuova funivia, inaugurata nel 1939 da Edda Mussolini Ciano. Nell'estate 1941 Dino Verzi ottenne l'autorizzazione a costruire un altro rifugio, più in alto ancora, proprio sulla cima dei Tondi. Intanto in paese i fratelli Aldo e Bepin gestivano lo storico albergo Croce Bianca, uno dei luoghi di ritrovo abituali della gente d'Ampezzo sino agli anni Settanta del secolo scorso.
Gianfranco Verzi, il padre di Marco, morì nel 1982 in un incidente sul Faloria, precipitò a terra in una cabina del vecchio impianto a fune, che poi fu dismesso. Il bisnonno Annibale fu anche l'ultimo comandante degli Schuetzen d'Ampezzo, sino alla scioglimento della compagnia, con la Prima guerra mondiale e il passaggio dall'Austria all'Italia.
Marco Dibona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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