Allarme rosso al Porto «Un disastro se continua»

Venerdì 28 Febbraio 2020
ECONOMIA
MESTRE «Dare dati precisi in questo momento è come distribuire i numeri del lotto ma come siamo messi a causa dell'emergenza coronavirus lo possiamo dire: siamo tra uno scenario che, se finisce presto, ci si fa male, e un altro che, se finisce tra qualche mese, sarà un bagno di sangue». Pino Musolino non vuole fare allarmismi inutili, perché in questa fase di tutto c'è bisogno fuorché di gente che porta sfortuna e non si rimbocca le maniche, ma globalmente i dati dell'economia del mare sono effettivamente preoccupanti anche per la seconda economia del territorio, il porto.
Nelle banchine, intanto, le compagnie, per paura del contagio, hanno impedito agli equipaggi delle navi commerciali di scendere a terra, e per fortuna che, per quanto riguarda le unità da crociera, siamo fuori stagione e le prime crociere patiranno a partire da fine marzo.
Il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) cita i report di Alphaliner, uno dei siti più utilizzati al mondo dagli operatori del trasporto marittimo, secondo i quali in Cina ci sarà un calo di oltre 6 milioni di container in entrata e in uscita, e che se la soluzione dell'emergenza sarà rapida il calo della crescita del settore si fermerà allo 0,7%. «Quindi non uno stallo ma certamente una situazione negativa» continua Musolino.
ITALIA PEGGIORE
«In Italia, poi, ci abbiamo messo del nostro. La produzione nelle fabbriche di varie provincie è ferma e quindi si blocca l'export». E infatti basta ordinare qualcosa in internet per accorgersi che la merce, da una settimana, non arriva più. «D'altro canto il mio omologo, presidente del porto di Los Angeles, il più grande degli Stati Uniti per i container, prevede una contrazione tra il 25% e il 15% nel secondo quadrimestre».
Per il presidente del Porto di Venezia sarebbe importante che la Banca centrale europea cominciasse a diffondere regolarmente report attendibili da qui a fine giugno. «Chiaro che noi siamo messi peggio perché il nostro focolaio di coronavirus è uno dei più grandi al mondo dopo la Cina ma globalmente nessuno si salva. Sempre Alphaliner ha valutato che in questo periodo la quantità di flotta inattiva è pari a 2,4 milioni di Teu (l'unità di misura dei container ndr.), e poi si deve aggiungere che l'emergenza è arrivata proprio in concomitanza con il capodanno cinese durante il quale, tradizionalmente, c'è una flessione sistemica».
Guai, comunque, ad abbattersi, sarebbe ancora peggio. «Piuttosto dobbiamo approfittarne per trarre le buone lezioni che ci dà questa emergenza: da un lato imparare che nei prossimi anni avremo periodicamente delle epidemie, quindi occorre creare una catena di approvvigionamento globale più resiliente, con dati in tempo reale grazie al l'intelligenza artificiale, e altri strumenti predittivi e gestionali molto più complessi e articolati di quanto non siano quelli ancora in mano all'essere umano».
LEZIONE PER VENEZIA
La seconda lezione è per Venezia: lo predico, purtroppo nel deserto da 3 anni a questa parte, che porto, commercio e industria (e non solo il turismo), sono essenziali e vitali per consentire un futuro a questa città. E l'epidemia di coronavirus, ahimé, è un esempio concreto di quel che può altrimenti accadere: sono capaci tutti a gestire i periodi di vacche grasse, e i profeti di sventura, che sognano di chiudere il porto, dovrebbero interrogarsi sulla possibilità di vivere solo di turismo, in queste settimane in balia degli eventi».
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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