Alessandro Campi
Noi italiani abbiamo insegnato al mondo la necessità, applicata soprattutto all'arte politica, di tenere separata l'apparenza dalla realtà. E l'utilità pratica che può derivare dal dire una cosa intendendone in effetti una diversa o opposta, dall'annunciare un'azione per poi farne un'altra. Senza contare il vantaggio che deriva, quando si vogliono confondere le idee agli avversari, dall'adottare comportamenti che a prima vista possono risultare del tutto insensati e immotivati, addirittura controproducenti, ma che hanno invece una loro razionalità (che poi i calcoli siano esatti è un altro conto).
Bene, si dice che Renzi stia facendo il matto, vittima com'è del suo congenito iperattivismo e di una visione della politica giocata tutta sulla velocità, la continua fuga in avanti e l'azzardo, come tale di corto respiro e incapace di sedimentare alcunché. È la sua natura impulsiva che lo rende irrequieto e imprevedibile per sé e per gli altri. Come spiegarsi altrimenti l'agitazione di questi giorni, al limite della frenesia? Con la minaccia continua di far cadere il governo che proprio lui ha fatto nascere; le critiche feroci al partito di cui è stato segretario e che sembra diventato il suo nemico principale; gli ammiccamenti a Salvini da cui tutto dovrebbe invece dividerlo; infine la sua presenza ossessiva sui media quasi a creare un clima d'attesa per il gran colpo che starebbe per preparare (e che ieri sera, a Porta a Porta, ha cominciato pubblicamente a sferrare).
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© RIPRODUZIONE RISERVATA Noi italiani abbiamo insegnato al mondo la necessità, applicata soprattutto all'arte politica, di tenere separata l'apparenza dalla realtà. E l'utilità pratica che può derivare dal dire una cosa intendendone in effetti una diversa o opposta, dall'annunciare un'azione per poi farne un'altra. Senza contare il vantaggio che deriva, quando si vogliono confondere le idee agli avversari, dall'adottare comportamenti che a prima vista possono risultare del tutto insensati e immotivati, addirittura controproducenti, ma che hanno invece una loro razionalità (che poi i calcoli siano esatti è un altro conto).
Bene, si dice che Renzi stia facendo il matto, vittima com'è del suo congenito iperattivismo e di una visione della politica giocata tutta sulla velocità, la continua fuga in avanti e l'azzardo, come tale di corto respiro e incapace di sedimentare alcunché. È la sua natura impulsiva che lo rende irrequieto e imprevedibile per sé e per gli altri. Come spiegarsi altrimenti l'agitazione di questi giorni, al limite della frenesia? Con la minaccia continua di far cadere il governo che proprio lui ha fatto nascere; le critiche feroci al partito di cui è stato segretario e che sembra diventato il suo nemico principale; gli ammiccamenti a Salvini da cui tutto dovrebbe invece dividerlo; infine la sua presenza ossessiva sui media quasi a creare un clima d'attesa per il gran colpo che starebbe per preparare (e che ieri sera, a Porta a Porta, ha cominciato pubblicamente a sferrare).
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