A Venezia 1 su 3 non riapre Stanze occupate solo al 15%

Venerdì 17 Luglio 2020
In centro storico un hotel su tre è ancora chiuso, con prospettive di riapertura variabili. È quanto emerso ieri nel corso del Venice Hotel Market 2020, una giornata intera organizzata dall'Associazione Veneziana Albergatori all'interno dell'aeroporto Marco Polo di Tessera. L'evento è stato soprattutto l'occasione per tirare le somme su quanto accaduto in questi mesi e fare il punto sullo stato del comparto alberghiero veneziano che in questo momento vede aperti, anche se semivuoti, circa 200 alberghi del centro storico (il 70 per cento) con un'occupazione media del 15% delle camere disponibili , resa possibile esclusivamente dal turismo individuale o famigliare, mentre ancora peggio sta andando a Mestre, dove le grandi catene alberghiere rimangono ancora chiuse perché riaprire i battenti in assenza delle grandi comitive e dei gruppi turistici italiani e soprattutto stranieri , sarebbe solo un bagno di sangue.
PROSPETTIVE
Secondo gli albergatori veneziani nella migliore delle ipotesi a settembre in centro storico dovrebbero riaprire altri 50 alberghi e la percentuale di camere occupate potrebbe raggiungere il 40% ma l'intero comparto sta già pensando a come affrontare il 2021 dando per scontato che questo sarà un anno perso. Per questa edizione anomala dell'evento Ava ha riunito non solo gli albergatori ma anche ristoratori , baristi ed altri professionisti dell'ospitalità chiamati a dare il proprio contributo in quella che tutti i presenti hanno definito come la ripartenza dopo gli effetti devastanti del coronavirus.
«Abbiamo deciso di riaprire perché diversamente Venezia non vive e perché dobbiamo dare il segnale che la città riparte anche se si apre in perdita - ha spiegato Claudio Scarpa direttore dell'Associazione veneziana albergatori - mentre siamo assolutamente certi che non appena sparirà il virus , nel giro di un anno la situazione tornerà ad essere quella che conoscevamo prima della pandemia. Malgrado tutto Venezia mantiene intatta tutta la sua forza di attrazione turistica ma se il prossimo inverno ci dovesse essere un secondo lockdown allora per il turismo veneziano sarà un colpo mortale».
DOVERE CIVICO
In assenza di turisti gli albergatori veneziani considerano le riaperture di queste settimane più un atto di fede e un dovere civico che un'azione economicamente razionale, ma dopo il primo appuntamento fieristico post Covid il comparto guarda al futuro scommettendo su un turismo diverso, che rinuncia alle grandi quantità e punta sulla maggiore qualità dell'offerta.
BASTA INTERMEDIARI
«Oggi abbiamo presentato aziende leader della disintermediazione proprio perché Venezia vuole finalmente riuscire in qualche modo a fare un primo passo per svincolarsi dai colossi delle prenotazioni ha sottolineato Stefania Stea vice presidente Ava - da queste società che portano i nostri soldi all'estero, come Expedia, Booking e altri più piccoli e tanto hanno messo in difficoltà le nostre aziende veneziane con le loro rigide politiche nel periodo del coronavirus, impedendoci di dialogare con i nostri clienti e decidendo per noi e per loro. Abbiamo avuto modo di fermarci a pensare a cosa si può fare per migliorare e migliorarci».
Una battaglia, quella degli albergatori contro i colossi dell'intermediazione, che nasce da lontano, così come quella con iil sito Tripadvisor, dove ai proprietari e ai gestori di hotel non piace affatto sentirsi ricattabili da clienti con giudizi negativi che possono non essere veritieri e che alterano il mercato.
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci