Voucher, la Regione sotto accusa

Martedì 21 Marzo 2017
Voucher, la Regione sotto accusa
«È come se un sindaco decidesse di togliere un semaforo perché in due passano con il rosso. Anziché multare chi non ha rispettato il codice della strada. E per giunta senza pensare a una alternativa possibile, come una rotonda». Ecco, le categorie economiche ricorrono alle metafore («È come se si chiudesse l'ospedale nel caso in cui sbagli un medico») per sottolineare la loro forte contrarietà al provvedimento del governo che ha abrogato l'utilizzo dei voucher. Una protesta unitarie e unanime di tutte le categorie produttive provinciali - nella sede di Unindustria - che, oltre al governo, ha messo sotto accusa pure la Regione. Salvando, però, il vicepresidente Sergio Bolzonello che ha bollato come sbagliata e inopportuna l'abolizione. «Gli riconosciamo - hanno sottolineato Michelangelo Agrusti (Unindustria) e Alberto Marchiori (Confcommercio) - di avere assunto una posizione vicina a quella del nostro mondo».
Ma nel mirino sono finite la presidente Debora Serracchiani e l'assessore Loredana Panariti. Colpevoli, secondo le categorie economiche, di avere trovato un rimedio regionale all'abolizione dei voucher. «Il fatto di incentivare con mille euro - ha sbottato Marchiori, che non ha esitato a definire il provvedimento regionale una boiata - quelle imprese che assumono, a tempo determinato, chi ha già svolto oltre mille ore con i voucher non può funzionare. Auspico che quei 500 mila euro stanziati vengano bloccati poiché, paradossalmente, andrebbero a chi aveva già deciso di assumere a prescindere dallo stop ai buoni lavoro». Inoltre, sempre Marchiori ha sottolineato: «Solo 15 giorni fa avevamo avuto garanzie dal presidente della commissione della Camera e dal deputato Giorgio Zanin. Ma evidentemente nel Pd ci sono posizioni diverse anche su questo».
«Per la prima volta - ha aggiunto Agrusti - siamo di fronte a un successo preventivo di un referendum, cioé a una vittoria senza giocare la partita. Siamo fermamente contrari a questa soluzione: mentre una parte sociale, la Cgil, aveva legittimamente raccolto le firme per portare la questione al voto, il governo ha preferito togliere l'argomento dal tavolo per paura di un 4 dicembre bis». «Siamo fortemente preoccupati - sostiene Silvano Pascolo (Artigiani) - per quello che succederà anche a molti giovani che ora non avranno più l'opportunità di svolgere tutta una serie di lavori. Si ricaccerà nel nero una miriade di situazione che erano emerse e si erano regolarizzate». Anche per Antonio Bertolla, direttore di Coldiretti, «oltre a essere stato un errore il governo ha mostrato una enorme debolezza nel togliere i voucher. In agricoltura c'erano limiti precisi di utilizzo e l'uso è stato costante nel tempo e non certo a discapito di altre tipologie contrattuali. Bastava forse attuare i controlli e sanzionare chi li utilizzava in modo scorretto». Anche nel nostro settore - sottolinea Gigi Piccoli, presidente di Confcooperative - era usato come strumento flessibile e utile in certi frangenti. Non è affatto vero che chi difende i voucher è contro la dignità del lavoro». In regione l'utilizzo dei ticket è dello 0,6% delle ore lavorate (il doppio rispetto alla media nazionale). Ma resta pur sempre una minimissima parte rispetto a tute le altre forme di lavoro», hanno concluso le categorie.
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