VIRUS E ECONOMIA
PORDENONE Seconda giornata di grande lavoro nelle fabbriche

Mercoledì 18 Marzo 2020
VIRUS E ECONOMIA
PORDENONE Seconda giornata di grande lavoro nelle fabbriche per l'adeguamento alle tredici regole del protocollo che consentono di garantire le condizioni per operare in sicurezza. Questo almeno sta avvenendo in quelle industrie che hanno deciso di provare a non spegnere gli impianti di produzione. Una situazione che viene condivisa - dove sono presenti - con le rappresentanza sindacali e con i rappresentati degli addetti per la sicurezza che collaborano in queste azioni e sorvegliano sull'applicazione delle regole proprio a tutela della salute dei lavoratori. Da lunedì si è fermata anche la Fiera di Pordenone (c'è ancora incertezza sulle manifestazioni) mettendo in ferie i trenta dipendenti.
DISTRETTO RIDOTTO
Da inizio settimana - alcune imprese lo avevano già annunciato e in parte fatto già la scorsa settimana - la grande maggioranza dei gruppi e delle aziende del polo produttivo del legno-arredo sono chiuse. Al Gruppo Atma, il colosso che ha fatto da apripista nella decisione di fermare l'attività, ha fatto seguito il Gruppo Doimo, la Sacca di Pasiano, la San Giacomo, Valcucine e diverse altre. Inevitabile che anche la filiera del legno-arredo si stia interrompendo con la rete dei piccoli fornitori e terzisti. La Friul Intagli di Prata chiuderà venerdì per consentire la sanificazione delle fabbriche nel fine settimane. Inoltre anche il settore del cemento si sta adeguando: la Mcz di Vigonovo di Fontanafredda e la Palazzetti di Porcia (due aziende leader internazionali nella produzione di stufe a pellet) hanno deciso di fermarsi. E hanno deciso di fermare l'attività anche alcuni impianti delle storiche cave di Caneva. Così come si sono fermati molti cantieri edili. Piccoli e grandi. Tra questi anche il mega-cantiere dell'ospedale e della cittadella della salute di Pordenone. «L'impresa Cmb di Carpi - ha comunicato ieri con una nota l'Azienda sanitaria che è committente dell'opera - ha evidenziato l'impossibilità di assicurare le indispensabili misure di sicurezza e di tutela della salute degli addetti, oltre a difficoltà negli approvvigionamenti e problematiche di tipo logistico e organizzativo. La durata della sospensione non è al momento stimabile con certezza, in quanto correlata con l'evoluzione delle condizioni sanitarie e con le disposizioni di legge. L'azienda sanitaria - aggiunge il direttore generale dell'Asfo Joseph Polimeni - ha evidenziato a tutte le parti interessate la necessità di un costante monitoraggio della situazione finalizzato alla ripresa dei lavori nei tempi più brevi possibili». Tutti attendono le disposizione dell'ultimo decreto per l'utilizzo della cassa integrazione per nove settimane. Diversa la situazione nel comparto della metalmeccanica dove molta parte delle realtà produttive sta adeguandosi alle regole per non spegnere gli impianti. In primis Electrolux Porcia dove ieri è ripresa l'attività: nelle altre fabbriche del gruppo in Italia sono in corso invece gli scioperi. Situazione analoga alla Nidec della Comina e nelle aziende del Gruppo Cimolai.
BANCARI
C'è forte preoccupazione nel comparto delle banche. Dopo i casi di positività in una sede bancaria del centro di Pordenone sono aumentate le preoccupazioni del sindacato del settore. È in corso una trattativa a livello nazionale per decidere se chiudere anche gli istituti di credito. «Intanto raccomandiamo le persone - sottolinea Alessandro Scotti, segretario provinciale di First Cisl - di recarsi in banca solo per esigenze essenziali e non rinviabili».
La regione potrebbe perdere fino a 11,9 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 a causa del Coronavirus. Il Fvg si trova infatti all'undicesimo posto nella classifica delle regioni che potrebbero subire più pesantemente, dal punto di vista economico, l'impatto della diffusione del Covid-19. A riportarlo sono le stime del Cerved Industry Forecast - tra i principali operatori italiani nell'analisi e nella gestione del rischio di credito - che disegna due scenari a seconda che l'emergenza termini a maggio oppure si protragga fino a fine anno. Nell'ipotesi migliore si perderebbe 5,6 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 (4 nel solo primo anno) rispetto alle tendenze di crescita precedenti all'epidemia, mentre nella peggiore i miliardi salirebbero a 11,9 (quasi 8,5 il primo anno).
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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