Virus del Nilo, potenziati i controlli L'esperto: «A rischio con i contagi»

Martedì 23 Luglio 2019
L'INFEZIONE
PORDENONE Livelli di attenzione altissimi, da parte dell'Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale, dopo che a Maserà, nel Padovano, un ottantenne, nei giorni scorsi, ha contratto la West Nile, il virus trasmesso dalle zanzare (del genere culex) infette. L'anziano che si è infettato abita in aperta campagna, dove gli effetti delle disinfestazioni non possono arrivare. Il dato significativo è che anche nel Friuli Occidentale in alcune zone è stata identificata la zanzara portarice. Ma non è tutto. Sempre in provincia le zanzare - sia quelle comuni (culex) che quelle tigri (aedes) - sono presenti, eccome, ma, almeno per adesso, non è stato ancora registrato alcun caso di contagio.
L'ESPERTO
«Visti gli episodi dell'anno scorso afferma Massimo Crapis, responsabile dell'Unità operativa malattie infettive dell'Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale e il recentissimo caso di Maserà, il livello di attenzione di si è notevolmente alzato. Fortunatamente non sono stati accertati casi di West Nile né su uomini né su cavalli ed uccelli migratori, animali sentinella che vengono testati per primi. L'attività di monitoraggio è nel pieno e, dal punto di vista sanitario, siamo pronti a fronteggiare un'eventuale emergenza dal momento che il Friuli Occidentale è considerata un'area a rischio. In ragione di questo, sono stati fatti degli incontri con i medici di base oltre che con i cittadini». E' possibile che alcune zanzare infette da West Nile virus siano sopravvissute alla stagione più fredda. Rimanendo in quiescenza negli anfratti (specie nelle legnaie), sono riuscite a superare l'inverno e, per questo, dal momento che la trasmissione del virus avviene in maniera verticale (da madre e figlia), è logico attendersi che in circolazione ci siano ancora dei residui. Anche perché pare quasi impossibile che le disinfestazioni attuate nel corso della passata stagione abbiano provocato la morte di tutte le zanzare infette.
IL METEO
La differente situazione rispetto a quella del 2018 è in parte spiegabile da fattori meteo-climatici (stagione primaverile più fredda e quindi meno favorevole alla proliferazione delle zanzare). Tuttavia un contributo importante al contenimento della proliferazione delle zanzare è dato dall'attuazione coordinata e sistematica degli interventi di disinfestazione larvicida ed adulticida. Crapis ha il presentimento che i primi casi di Febbre del Nilo (Occidentale) non tarderanno a presentarsi. «Ce li aspettiamo in questi giorni - sostiene il medico - , in concomitanza con il ritorno del caldo e, conseguentemente, all'innalzamento dell'umidità. Ci potranno essere nuovi contagi, che potranno essere superiori per numero a quelli - sintomatici e asintomatici - che avevano registrato nel 2018». I sintomi in generale di chi è stato infettato dal virus della West Nile sono molto simili a quelli di una generica influenza: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, ma anche brividi, disturbi alla vista, torpore e convulsioni. Alcuni effetti della malattia, in casi estremi, possono essere anche permanenti, pertanto la raccomandazione è di prestare la massima attenzione ai primi segnali di febbre.
I CASI MORTALI
La West Nile, se non presa per tempo, può essere anche letale. L'anno scorso un uomo di Prata - Luigino Silvestrin, 69 anni, operaio in pensione - era morto a causa delle complicanze dovute anche ad una serie di patologie importanti, sia cardiache che neuro-muscolari. Almeno per quanto riguarda il Friuli Occidentale, i contagi da West Nile erano stati 34. «La sintomatologia differente sottolinea Crapis non ha facilitato il lavoro di noi medici nell'individuare la malattia».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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