VALVASONE ARZENE
Gridando «qua c'è assembramento» e «i locali

Mercoledì 3 Marzo 2021
VALVASONE ARZENE Gridando «qua c'è assembramento» e «i locali
VALVASONE ARZENE
Gridando «qua c'è assembramento» e «i locali devono chiudere» ha cominciato a scaricare una bomboletta spray al peperoncino contro gli avventori del bar Al posto giusto, nella centrale piazza Libertà di Valvasone. È successo ieri pomeriggio. Erano le 17.30. L'uomo, che abita nelle vicinanze, si è avvicinato ai tavoli che si trovano all'esterno e dato inizio alla sua personale rivolta contro gli assembramenti. Gli avventori - 5/6 persone - si sono spaventati e sono scappati. Se la mascherina ha protetto le vie respiratorie, lo spray urticante ha comunque irritato gli occhi. Ad avere la peggio è stata la titolare, Giorgia Fantin, raggiunta da una nuvola di spray che le ha causato problemi respiratori, tanto che si è reso necessario far intervenire un'ambulanza. La donna ha ricevuto le prime cure sul posto, dopodichè il mezzo sanitario è rientrato in ospedale. «Ero uscita per servire ai tavoli - racconta - Non riuscivo più a respirare, ho passato una brutta ora e mezza, ma non ho voluto andare in pronto soccorso».
DISTANZIAMENTO
L'azione è stata repentina, nessuno si aspettava di essere aggredito con lo spray al peperoncino. Il bar, inaugurato lo scorso ottobre, ha alcuni tavolino all'esterno, ma sono molto distanziati l'uno dall'altro proprio per contenere la diffusione del Coronavirus. La loro disposizione consente ai clienti di consumare in sicurezza.
DENUNCIATO
A rincorrere l'uomo sono stati la madre di Giorgia Fantin e un ragazzo del posto. Lo hanno bloccato e costretto ad attendere l'arrivo dei carabinieri di Casarsa e della Polizia locale di Valvasone Arzene. La bomboletta è stata sequestrata. L'uomo verrà denunciato per porto di oggetti atti ad offendere. Rischia anche una denuncia per lesioni, nel caso la titolare del bar decida di querelare. Intanto il sindaco Markus Maurmair invita alla calma: «Capisco la paura degli assembramenti, ma si devono chiamare le forze dell'ordine».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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