«Urlavano dal pomeriggio» Il vicino racconta l'ultima lite

Venerdì 27 Novembre 2020
«Urlavano dal pomeriggio» Il vicino racconta l'ultima lite
LE VOCI
ROVEREDO «Urlavano, urlavano forte, stavano litigando ancora». Anche la riservatezza di un militare statunitense della Base Usaf di Aviano, mercoledì sera era stata vinta dai rumori che arrivavano dalla villetta di via Martin Luther King a Roveredo. Il vicino di casa non sapeva solo una cosa: quello a cui stava assistendo sarebbe stato l'ultimo di tanti litigi. Da lì a poche ore, un quartiere tranquillo e nato nel 2000 proprio per ospitare i militari Usa avrebbe visto solo i lampeggianti blu della polizia. E un silenzio carico di tensione. «Lo so che in ogni coppia ci sono dissidi, litigate - prosegue ancora il vicino di casa, che vive proprio alle spalle della villetta di Giuseppe Forciniti e Aurelia Laurenti -, ma tra loro capitava quasi sempre, soprattutto nell'ultimo periodo. Ieri pomeriggio (mercoledì, ndr) il litigio era stato particolarmente acceso. Non sono riuscito a capire cosa stessero dicendo, ma riuscivo a sentirli dall'interno della mia abitazione. E il tutto è durato parecchio». Poi il quartiere è andato a dormire. Presto. E al risveglio si è rotta un'immagine che la maggior parte dei vicini avevano stampata nella mente: una coppia felice, perfetta. Era grattando la buccia e raggiungendo la polpa, che si riusciva a capire quanta frizione albergasse tra le mura che ai più sembravano custodire un'alcova, un rifugio d'amore. E quella polpa era stato proprio il vicino americano a coglierla. Il resto del quartiere, invece, almeno apparentemente guardava Aurelia e Giuseppe con occhi diversi, innocenti. Normale, per chi è abituato a salutarsi, scambiarsi cortesie, ma a non andare oltre. Per riservatezza. «Qui ci si conosce tutti - è il primo commento di un gruppo di donne tutte residenti in via Martin Luther King -. Giuseppe e Aurelia? Due persone gentilissime. Lei, così solare, così bella. E quei due bambini, che disgrazia, che ingiustizia. Ricordiamo tutti le grigliate assieme, nel parco che c'è poco distante da qui. Una coppia che credevamo stupenda». E ancora: «Il bimbo più grande gioca sempre con mio nipote, non riesco a pensarci senza piangere». «Un mese fa Aurelia era venuta a casa mia per chiedermi una crema, perché uno dei bimbi si era scottato. Tra noi c'è sempre stata condivisione», racconta un'altra donna. «Abbiamo vissuto una notte tranquilla, non abbiamo sentito nulla», continuano a ripetere tutti. «Erano sempre a passeggio con il cane (un maltese bianco che ora è accudito dai genitori della vittima a San Quirino, ndr), ultimamente lo portava a spasso Giuseppe». «Aurelia era una ragazza splendida, non poteva fare quella fine orribile. Ci ho parlato mezzora pochi giorni fa», racconta una donna che abita nelle vicinanze. «Io penso ai bambini in questo momento», scoppia a piangere un'altra signora che conosceva di vista la coppia di giovani che conviveva poco distante da lì.
IL CORDOGLIO
In tarda mattinata, quando ormai tutto il paese aveva saputo dell'orrore di via Martin Luther King, un gruppo di donne si è presentato di fronte agli uomini della Polizia scientifica per chiedere il permesso di depositare qualche mazzo di fiore di fronte alla villetta di Giuseppe e Aurelia. «Per testimoniare la nostra vicinanza e ricordare una persona splendida», hanno detto. Dopo più di mezzora, attendendo il termine dei rilievi, hanno potuto lasciare il loro omaggio. Ma al cordoglio si è aggiunto un altro sentimento: la rabbia. «Certi uomini dovrebbero pagare le loro atrocità», ha urlato una donna. E il quartiere, consapevole della sua impotenza di fronte a una tragedia per molti senza avvisaglie, è tornato a proteggersi dietro le porte delle villette a schiera. Come in un coprifuoco anticipato.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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