ULTIMI APPELLI
PORDENONE Niente grandi feste, ma una bicchierata e due comizi

Sabato 2 Ottobre 2021
ULTIMI APPELLI
PORDENONE Niente grandi feste, ma una bicchierata e due comizi a chiudere sottotono la campagna elettorale più lunga.
Mentre Anna Ciriani ha salutato la fine della sua travagliata corsa a ostacoli in direzione municipio nel giardino del Bar Arbath, di fronte alla stazione, e Vitto Claut ha considerato come evento conclusivo il comizio di mercoledì con Antonio Pappalardo dei Gilet arancioni, gli altri due contendenti della corsa al municipio si sono punzecchiati a distanza di poche centinaia di metri e di un'ora e mezza da piazza Risorgimento a piazzetta San Marco.
LE PIAZZE
Da una parte, nella piazza più controversa della città, il più tradizionale dei comizi di Alessandro Ciriani, accompagnato dai rappresentanti delle cinque liste che lo sostengono (Eligio Grizzo per la Lega, Alessandro Da Re per Progetto Fvg, Andrea Cabibbo per Forza Italia, Emanuele Loperfido per Fratelli d'Italia e Massimo Drigo per Pordenone Cambia), con una platea costituita quasi interamente da candidati e diverse assenze fra gli esponenti di spicco della coalizione.
Dall'altra l'evento più fuori dalle righe di Gianni Zanolin, che ha visto sul palco volti diversi da quelli solitamente chiamati a rappresentare le liste (Matteo Antoniel per il Bene comune, Joshua Honeycutt, Francesca Bonemazzi e Vitaliy Doskoch per la Civica, Bruno Lorenzini per il M5S, Alessandro Genovesi e Silvia Corelli per il Pd, oltre agli assessori indicati da Zanolin Cristina Gattel e Stefano Zanut), ma anche una mini lettura teatrale, da parte di Federica Guerra e Carla Manzon del Bene comune, del programma per i bambini illustrato da Chiara Dorigo, i cartelli di solidarietà a Mimmo Lucano e l'intera serata tradotta nella lingua dei segni.
E proprio una piazza, piazza della Motta, è uno dei temi degli attacchi a distanza: «È vero che non l'avevamo curata come meritava ammette Zanolin -: qualsiasi sindaco lascia delle cose da fare ai suoi successori. Ma guardando la piazza io ho avuto l'impressione di essere in uno slargo di un outlet commerciale. Pensate che cos'era quella piazza, la piazza dei grani. E pensate alla mancanza di rispetto di chi ha fatto quel progetto. Pensate alla mancanza di rispetto di chi ha approvato quel progetto. Io non ci dormirei la notte. E non ci dormo la notte, perché passo il tempo a pensare a come devo cambiare quella piazza».
Ciriani, d'altra parte, se la prende con l'eredità ricevuta e difende le opere realizzate: «C'era un Comune allo sbando, le gare del Pisus sbagliate, scelte impopolari che non sono mai state fatte. Abbiamo cercato di dare una scossa a questa città che era ferma, in una situazione psicologica quasi cimiteriale. Non c'è stato un solo settore della pubblica amministrazione che non sia stato colpito da un progetto. Chiunque sarà sindaco sa che nelle casse del Comune c'è una provvista di decine di milioni di euro intercettati, e questo fa gola alla sinistra».
Ma il botta e risposta fra i due candidati riguarda soprattutto l'accusa, reciproca, di essere divisivi, e i toni della campagna elettorale: «Abbiamo fatto una scelta vantaggiosa per la città rivendica Zanolin -. I toni non sono stati di violenta contrapposizione, ma abbiamo fatto della campagna elettorale un momento di dialogo».
L'ATTACCO
Di tutt'altra idea il suo avversario: «Non abbiamo paura di qualcuno che dice che abbiamo seminato paura. Non ho capito per quale ragione qualcuno può dire che questo sindaco sia stato divisivo. Sono alcuni sostenitori di Zanolin ad avere la maniacalità della fascistizzazione della nostra coalizione. È un loro incubo. Io sono stato sindaco e presidente della Provincia, e non sono entrato con il Battaglione San Marco in quegli edifici. La patente di democrazia l'ho guadagnata sul campo: lezioni non ne prendiamo».
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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