Supermercati, code e scaffali vuoti e in alcuni posti mancano i guanti

Domenica 5 Aprile 2020
SUPERMERCATI
PORDENONE La decisione di imporre dispositivi di protezione anche ai clienti dei supermercati mette d'accordo aziende e sindacato, anche se restano i dubbi sull'applicabilità dell'ordinanza. Intanto i punti vendita fanno i conti con le code all'ingresso e la scomparsa di alcuni prodotti. L'obbligo di mascherine e guanti avrebbe dovuto essere imposto anche prima commenta Sergio Bertanza, presidente del Gruppo degli alimentaristi dell'Ascom , visto che finora ciascuno era libero di fare come voleva. Non discuto una decisione che va a tutela della salute sia dei clienti che dei lavoratori e capisco che certe scelte sono frutto di un work in progress concorda la segretaria della Filcams Cgil Daniela Duz , ma qualcuno dovrebbe spiegare perché all'inizio le mascherine sono state definite inutili, poi sono state comprensibilmente dirottate verso le categorie più a rischio e adesso vengono imposte.
L'ORDINANZA
Più precisamente, l'ordinanza specifica che la protezione può essere garantita anche con sciarpe e foulard davanti a naso e bocca, ma non c'è uniformità continua Duz , la protezione non è la stessa, e anche i guanti monouso non si trovano, se non sono le stesse aziende a provvedere. Condivido il provvedimento ai fini della sicurezza, ma si impone l'utilizzo di qualcosa che non c'è. È un atteggiamento contraddittorio. Proprio per quello che riguarda il rispetto delle misure di sicurezza, dove c'è rappresentanza sindacale continua Duz le cose funzionano: ci sono i dpi, il contingentamento degli ingressi e a volte anche personale di guardia a garantirlo, distanze di sicurezza e disinfettanti per i carrelli. Dove non è così, abbiamo invitato i lavoratori a segnalarcelo: se non riusciamo a risolvere la situazione con l'azienda, ci rivolgeremo alla Prefettura. Se all'aumento delle necessità alimentari si affiancano le limitazioni al numero di accessi nei negozi e la riduzione degli orari di apertura, è inevitabile la formazione di code: più facile in quelli più piccoli, che possono accogliere un numero minore di persone, ma che si verificano anche in realtà più grandi. Dove non sono le stesse aziende a provvedere con personale di sorveglianza, anche i volontari della Protezione civile sono stati impiegati per mantenere l'ordine. Fino a che ci sono, funziona commenta Bertanza , ma senza di loro tutto ritorna come prima. Le persone concorda il sindacato cominciano a capire la necessità di rispettare le misure di sicurezza, però c'è sempre qualche eccezione. E rimane il problema di coloro, spesso persone anziane, che considerano la spesa un momento di aggregazione e si recano al supermercato più volte al giorno.
SCAFFALI VUOTI
Capita poi che chi si reca al supermercato debba a volte fare i conti con gli scaffali vuoti: oltre ai prodotti igienizzanti introvabili da tempo (dal gel per le mani all'alcol e ai guanti monouso), sono andati a ruba lievito e farina. L'obbligo di fare la spesa nel Comune di residenza ha inoltre spostato molti consumatori dai centri commerciali ai punti vendita dei paesi, con conseguente sovraffollamento e mancanza di alcuni prodotti. Ma la questione è ancora più complessa: Anche i centri di distribuzione hanno avuto difficoltà di approvvigionamento spiega Bertanza perché le vendite sono raddoppiate, se non addirittura triplicate, a causa della chiusura di mense aziendali e scolastiche, per esempio, che fanno sì che molte più persone mangino a casa. Si tratta, comunque, di mancanze temporanee. Difficile anche prevedere gli orari di maggior afflusso, considerato che l'emergenza e la chiusura delle aziende ha stravolto anche le abitudini relative alla spesa settimanale. In qualche città sono nate delle app che dovrebbero servire a conoscere in tempo reale i tempi di attesa nei vari supermercati. Difficile, invece, giocare d'anticipo.
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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